Cedolare secca affitti: minori entrate per lo Stato

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Con l’entrata in vigore della cedolare secca sugli affitti lo Stato rischia di perdere un gettito annuo pari a ben 500 milioni di euro. Questo in base a dei calcoli effettuati congiuntamente dalla CGIL e dal Sunia, il Sindacato Unitario Inquilini ed Assegnatari. Nel dettaglio, con l’attuale regime, prendendo a riferimento il Servizio Studi della Camera, le entrate reali da IRPEF sono pari a 3,63 miliardi di euro a fronte di una evasione stimata a 1,46 miliardi di euro in base alla Relazione tecnica del Governo che ha stimato in passato a 5,1 miliardi di euro le entrate ai fini Irpef sui redditi da locazione ed in ragione dell’intero monte affitti su tutto il territorio nazionale.

Ebbene, con l’entrata in vigore della cedolare secca il gettito, in base alle elaborazioni del Sunia e della CGIL, è stimato a 2,7 miliardi di euro a fronte di un ammontare del recupero da emersione di affitti in nero pari a 440 milioni di euro in base al Servizio Studi della Camera.

Complessivamente, quindi, le entrate complessive dall’applicazione della cedolare secca si attesterebbero a 3,14 miliardi di euro con minori introiti per 500 milioni di euro rispetto ai 3,63 miliardi di euro sopra indicati di entrate Irpef reali da redditi da locazione. In accordo con una nota pubblicata dal Sindacato sul proprio sito, il Sunia e la CGIL hanno effettuato tali stime anche tenendo conto di un vero e proprio “balletto di cifre” che c’è stato negli ultimi giorni proprio in vista dell’approvazione del federalismo fiscale municipale.

CGIL e Sunia, tra l’altro, nell’effettuare tale elaborazione hanno ribadito come la cedolare secca sugli affitti sia una agevolazione fiscale ingiusta ed iniqua in quanto va ad agevolare solo la proprietà immobiliare senza alcuna misura tale da permettere un abbassamento dei prezzi degli affitti. Con la conseguenza, visti anche i minori introiti nelle casse dello Stato rispetto al regime Irpef, che la tassa agevolata andrà a creare ulteriori ripercussioni negative su chi paga le tasse alla fonte, ovverosia i lavoratori dipendenti ed i pensionati.

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