FMI: il declino dei prezzi non è ancora finito

di Redazione Commenta

Il Fondo Monetario Internazionale sostiene che i prezzi delle case potrebbero diminuire ancora nel 2010 e negli anni futuri.

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Prakash Loungani, un advisor del Fondo Monetario Internazionale, ha recentemente dichiarato che i prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo, nelle principali economie mondiali, potrebbero continuare la propria fase decrescente dopo il calo medio del 5% annuo riscontrato fin dal 2007, e ribadito da un 2009 che ha probabilmente segnato il punto minimo nei livelli di valore delle case di mezzo mondo.

Secondo Loungani, infatti, le correzioni dei prezzi intervenute fino ad ora non hanno cancellato tutti gli eccessi generati dagli incredibili incrementi dei prezzi delle proprietà immobiliari abitative. Questo, ha proseguito poi Loungani in un report edito dal Fondo Monetario Internazionale, conduce l’istituzione a ritenere che i prezzi delle case in molte nazioni potrebbero non aver esaurito la propria corsa al ribasso.

Il Fondo Monetario Internazionale, però, non individua alcun Paese specifico in cui i valori delle proprietà immobiliari ad uso abitativo sarebbero evidentemente sopravvalutati. L’articolo di Loungani, infatti, si limita a ribadire più che volte che i prezzi delle case continueranno a diminuire in molte zone del mondo, ricordando tuttavia che essi non dovrebbero scendere al di sotto dei livelli riscontrati prima dell’inizio del boom immobiliare, nei primi anni del nuovo millennio.

Nonostante alcun riferimento individuale ai Paesi in cui si teme un nuovo calo dei prezzi delle case, gli analisti sembrano supportare le ipotesi del Fondo Monetario Internazionale con riferimento ai Paesi economicamente più maturi. Di conseguenza, è probabile che il pensiero di Loungani possa essere relazionato all’Europa occidentale e, soprattutto, a gran parte dei mercati immobiliari nordamericani.

Come sempre, anche le ipotesi del Fondo Monetario Internazionale saranno probabilmente oggetto di revisione nel corso dei prossimi mesi, in concomitanza con l’evoluzione – più o meno attesa – di alcune variabili determinanti, quali le politiche monetarie delle differenti Banche Centrali, e l’andamento del mercato del lavoro nelle aree oggetto di analisi.

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