Mercato immobiliare leva dell’economia italiana

di Redazione Commenta

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Il mercato immobiliare è una delle locomotive trainanti il treno dell’economia italiana. Di conseguenza, se il mercato del mattone tricolore non riuscirà a risollevare le proprie sorti, l’intera produttività del Paese non otterrà alcuna gradita inversione di tendenza. A sostenerlo è la Fiaip che, come riportato sulle pagine dell’edizione online di Attico, auspica a gran voce un intervento del Governo, invitando l’esecutivo guidato da Mario Monti a non dimenticare che il settore immobiliare e i segmenti immediatamente collegati rappresentano oggi il 20 per cento del prodotto interno lordo del Paese.

“Le forze politiche hanno abbandonato l’immobiliare, che purtroppo oggi viene visto esclusivamente come il bancomat con cui ripianare il buco di una spesa pubblica ancora fuori controllo” –  ha in proposito dichiarato Paolo Righi, Presidente nazionale Fiaip – “mentre è proprio da questo comparto che deve ripartire la crescita del nostro paese, mediante azioni volte a favorire l’investimento e la locazione. La Spagna, per esempio, ha liberalizzato il mercato dell’affitto e auspichiamo che anche il nostro Governo possa agire in questo senso, liberandosi finalmente da tutti i condizionamenti ideologici che da sempre hanno ingessato questo mercato”.

In altri termini, la Fiaip (Federazione italiana degli agenti immobiliari professionali) ritiene che il settore vada incentivato al meglio, anche per non disperdere le professionalità che tutt’oggi sono occupate nel rilancio del comparto, che fornisce occupazione a centinaia di migliaia di lavoratori e di dipendenti (vedi anche il nostro focus su come comprare l’immobile giusto).

Secondo quanto affermato poco fa da Scenari Immobiliari nella sua ultima edizione del report previsionale per il prossimo anno, nella seconda metà del 2013 potrebbe esserci la tanto attesa ripresa del settore dopo un quinquennio di luci (pochissime) e ombre (tantissime). L’impressione è tuttavia che il mercato, in via autonoma, non riuscirà a risollevarsi: di qui la necessità di una spinta propulsiva che parta dall’alto, con il governo che viene ancora chiamato in causa come artefice di una potenziale ripresa.

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