Stati Uniti, ancora crescita per i pignoramenti

di Redazione Commenta

Negli Stati Uniti il livello dei pignoramenti di case continua ad aumentare.

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L’Associazione Mortgage Bankers ha dichiarato che nel corso del quarto trimestre del 2009 un numero record di cittadini statunitensi avrebbero perso la propria casa, tornata nelle mani dei soggetti finanziatori. Il dato sarebbe pertanto espressione della prosecuzione della crisi economica locale, che – come era parzialmente attendibile – sta prolungando la lunga scia dei pignoramenti, che interesserà anche l’intero 2010.

I pignoramenti di case precedentemente oggetto di concessione di un finanziamento immobiliare sono infatti saliti del 4,58% per tutte le categorie di mutuo, come confermato dal gruppo di Washington in un report pubblicato pochi giorni fa. Tra i principali soggetti colpiti da questa nuova ondata di espropri, soprattutto coloro che hanno perso il lavoro nel 2008, e nei primi mesi dell’anno precedente.

Secondo gli analisti della Mortgage Bankers Association, il risultato ora pubblicato sarebbe stato ancor peggiore se il Governo non avesse compiuto significativi sforzi per prevenire l’esplosione del fenomeno, che è comunque piuttosto rilevante a causa dell’elevato livello della disoccupazione, sintomo di un mercato del lavoro mai così deteriorato fin dal periodo della Grande Depressione americana.

Dal mese di dicembre del 2007, infatti, le compagnie americane hanno dovuto snellire i propri organigrammi perdendo oltre 7 milioni di posti di lavoro; il tasso di disoccupazione ha invece toccato i suoi massimi livelli negli ultimi 26 anni durante il mese di ottobre del 2009, quando toccò quota 10,1%, per poi ripiegare sul 9,7% nel mese di gennaio del nuovo anno, come confermato dalle ultime analisi ufficiali.

Per quanto riguarda il prossimo futuro a breve termine, come più volte riportato qui su IoComproCasa il numero dei pignoramenti dovrebbe raggiungere livelli record nel corso dell’intero 2010, per un fenomeno che dovrebbe diminuire di intensità a partire dall’anno successivo o, secondo alcune analisi più ottimiste, già dalla seconda metà di quello in corso.

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