Acquisti case in nuovo calo – gennaio 2013

di Redazione Commenta

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Gli italiani comprano sempre meno case. Il mercato immobiliare, considerato fino a non troppo tempo fa la destinazione preferenziale per gli impieghi monetari tricolori, oggi non è più così allettante come un tempo, e l’incertezza che aleggia sul breve medio termine non sembra certamente favorire la ripresa del comparto. Imu e altre novità fiscali, credito sempre meno generoso, prezzi rigidamente incollati verso l’alto e tante altre determinanti “nocive”, stanno condizionando questa parte di decennio, ponendo le basi per un 2013 ancora negativo sul fronte delle compravendite e delle quotazioni.

Stando a quanto gli ultimi dati a disposizione dell’Istat, nel corso del secondo trimestre 2012 le compravendite immobiliari sarebbero crollate rispetto allo stesso periodo del 2011, con una flessione del 23,6 per cento per quanto concerne gli acquisti di abitazioni, e a meno 24,8 per cento per quanto invece concerne gli immobili destinati ad uso economico (uffici, negozi, ecc.).

Come intuibile, il calo delle compravendite è principalmente dovuto alla flessione del supporto creditizio: le banche erogano sempre meno mutui, con un calo che rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è stato pari al 41,2 per cento. L’impossibilità di poter contare su adeguati supporti creditizi ha ovviamente scoraggiato ampia fetta di popolazione dal proporre nuove offerte immobiliari e, di conseguenza, ha sottratto dal mercato immobiliare un buon potenziale numero di transazioni (vedi anche Previsioni mercato immobiliare 2013 – Il Sole 24 Ore ).

I prezzi ne derivano a loro volta in calo, ma i crolli paventati da qualche analista non si sono verificati. L’atteggiamento dei venditori è particolarmente cauto: il timore di svendere la propria casa a prezzi non competitivi sta inducendo l’offerta a congelare i valori di proposizione. Uno scenario che provoca un allungamento inevitabile dei tempi di compravendita, oramai giungi a circa sette mesi nelle grandi città, in rialzo di un mese (o più) rispetto a quanto era possibile riscontrare nel 2011.

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