Immobiliare americano la ricetta per ripartire

di Redazione Commenta

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Ora che anche il pericolo del fiscal cliff sembra essere definitivamente scongiurato, l’economia reale americana sembra poter intraprendere in maniera ancor più convinta la strada della ripresa. Il settore immobiliare, che era stato artefice (o parziale fautore) del crac del 2008, ha oramai svoltato verso un percorso di graduale ripresa dei valori, con le autorità statistiche d’oltre Oceano che hanno attestato un buon ritmo di incremento delle vendite di nuove case, e l’incremento contestuale dei prezzi delle abitazioni.

Le buone notizie non sono però finite qui. Alberto Mucci, su Il Foglio Quotidiano, ricorda infatti come a differenza del 2008 “l’andamento positivo non è gonfiato dalle cartolarizzazioni dei mutui: altri metodi alternativi hanno contribuito infatti al miglioramento. L’idea di Dan e Ben Miller, due fratelli di Washington e figli del costruttore locale Walker, per esempio, a metà tra il crowdfunding (finanziamento diffuso) e il microcredito. Si tratta in sintesi di cercare le risorse per riqualificare il patrimonio immobiliare tra i membri delle comunità locali, facendo così a meno della finanza “classica”. L’intuizione, raccontano in una recente intervista alla rivista Atlantic Cities, è nata da questo ragionamento: negli ultimi anni si è consolidata una tendenza che allontana gli investitori interessati al mero rendimento economico dal progetto finale” (vedi anche Ripresa immobiliare Usa alla fine del 2012).

A titolo di esempio, prosegue il quotidiano, la maggior parte dei finanziamenti al settore immobiliare avrebbe riguardato i più grandi gruppi, con i progetti locali che invece finiscono con l’essere ignorati. “Così è più facile che sia aperta una linea di credito a favore di un nuovo grande magazzino piuttosto che per un supermercato locale. Si rischia il risultato paradossale che il nuovo “mall” rimane semivuoto mentre il supermercato locale resta di dimensioni troppo ridotte per servire adeguatamente il quartiere, e perdono tutti” – proseguiva Mucci – “Secondo Fundrise, la società dei Miller, il primo passo per invertire questa tendenza è eliminare l’intermediario, il broker o chi si frappone tra l’investitore e la proprietà immobiliare, in modo da ripristinare un interesse diretto tra rendita e crescita della comunità. Chi vive in una determinata realtà conosce il territorio, è al corrente delle attività e della reputazione di chi promuove un progetto, è in grado di giudicare le sue competenze qualitative al di là del punteggio assegnato da un algoritmo per la valutazione del merito di credito e riesce a comprendere meglio di chiunque altro se una determinata idea può avere successo o meno” (vedi anche Mercato immobiliare Usa in ripresa con il dubbio fiscal cliff ).

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