Affitto e aiuti alle famiglie, delusione maxi-emendamento Finanziaria

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I soldi del Fondo sociale a favore degli inquilini più deboli che vivono in affitto, non vengono restituiti dal Governo neanche attraverso il maxi-emendamento alla “Finanziaria“, ovverosia con quella che oramai si chiama Legge di Stabilità. Ad affermarlo venerdì scorso è stato il Segretario Generale del Sunia, Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari, Franco Chiriaco, il quale senza mezzi termini ha dichiarato al riguardo come “questo Governo si dovrebbe vergognare“.

Questo perché da un lato l’Esecutivo ha trovato risorse per due miliardi di euro al fine di introdurre nel nostro Paese, su tutto il territorio nazionale, la cosiddetta cedolare secca sugli affitti che va ad avvantaggiare con risparmi fiscali, spesso rilevanti al crescere della ricchezza, i proprietari degli immobili, mentre dall’altro il Fondo nazionale per il sostegno al pagamento degli affitti da parte degli inquilini e delle famiglie in difficoltà è stato ulteriormente ridotto in termini di risorse stanziate nonostante fosse già insufficiente.

Le decisioni dell’attuale Governo in carica di un “disimpegno” dal Fondo nazionale affitti arrivano tra l’altro in una fase che, nonostante la crisi sia scoppiata tre anni fa, vede ancora tantissime famiglie in difficoltà ed a rischio di sfratto. Con la conseguenza che Regioni ed Enti locali, visto che il Fondo nazionale è oramai diventato quasi “simbolico” in quanto dotato di risorse esigue, sono costrette ogni anno a mettere sul piatto degli stanziamenti per contrastare l’emergenza abitativa.

Il Presidente  del Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari Chiriaco in merito sottolinea come nell’arco di dieci anni in una grande città, da Milano a Torino e passando per Roma e Firenze, un affitto in media sia passato da 400 euro a ben 1.000 euro mensili mentre la crisi ha prodotto licenziamenti e cassa integrazione, ed i salari dei lavoratori nel frattempo sono tutto tranne che aumentati anche a causa di un’imperante perdita del potere d’acquisto.

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