Cedolare secca: Sunia, doppia aliquota non basta

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E’ lungo e tortuoso il percorso che porterà all’introduzione nel nostro Paese della cosiddetta cedolare secca sugli affitti, ovverosia l’imposta sostitutiva sui redditi da locazione percepiti dai proprietari di immobili. In teoria il regime opzionale della cedolare secca sarebbe dovuto già entrare in vigore, ma la sua approvazione, all’interno del federalismo fiscale municipale, è ancora “subordinata” ai lavori della Camera ed al via libera da parte del Parlamento. Agli inizi, nei mesi scorsi, si era pensato di introdurre un’aliquota unica; poi ne sono spuntate due, una al 20% e l’altra al 23%.

Adesso dall’ultimissima revisione del Testo, in queste ore, emerge come le aliquote della cedolare secca saranno sempre due ma più basse e quindi più vantaggiose per i proprietari di immobili. Nel dettaglio, le “nuove” aliquote sono al 19% per i canoni di affitto a canone agevolato, ed al 21% per quelli sottoscritti sul mercato libero dei canoni di locazione.

Ma basterà la doppia aliquota per permettere nel nostro Paese un abbassamento dei prezzi degli affitti divenuti insostenibili specie nelle grandi città? Ebbene in merito nei giorni scorsi si è espresso il SUNIA, il Sindacato Unitario Inquilini ed Assegnatari, sottolineando come l’introduzione della doppia aliquota risulti essere insufficiente per poter permettere nel nostro Paese un abbassamento generalizzato dei prezzi dei canoni di locazione.

Per il Sindacato, infatti, la misura della cedolare secca è e resta quella che permetterà ai proprietari di immobili di andare a risparmiare in tasse la bellezza di due miliardi di euro senza alcuna contropartita significativa a favore degli inquilini. Il Sunia, inoltre, mantiene una posizione critica sulla proroga degli sfratti visto che allo stato attuale il provvedimento non include quelle famiglie in morosità incolpevole. Senza un intevento urgente ed incisivo in merito, infatti, visto che ancora gli effetti della crisi finanziaria ed economica si fanno sentire, è alto il rischio che decine di migliaia di famiglie italiane rischino di rimanere senza un tetto.

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