Compravendite immobiliari in calo del 25pc in un anno

di Redazione Commenta

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Secondo quanto emerso dal recente Rapporto Immobiliare 2013 realizzato dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate in collaborazione con l’Abi, nel corso del 2012 le operazioni di compravendita immobiliare sarebbero calate del 25,7 per cento (in termini di volumi) rispetto al controvalore del 2011, mentre il valore di scambio complessivo sarebbe franato di quasi 27 miliardi di euro su base annua.

Più nel dettaglio, affermava l’agenzia di stampa Reuters riepilogando le statistiche fornite dal Rapporto, nel corso del 2012 “il numero delle transazioni è sceso a 448.364 (-25,7 per cento rispetto al 2011), con un calo inferiore per i capoluoghi (-24,8 per cento), maggiore nei comuni non capoluogo (-26,1 per cento). Si è registrata poi una forte diminuzione del valore di scambio complessivo, stimato in circa 75,4 miliardi, quasi 27 miliardi in meno del 2011. Nelle otto principali città italiane – Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna e Firenze – la perdita complessiva delle compravendite è stata del 22,4% rispetto al 2011”.

Per quanto attiene le altre principali statistiche, si conferma la discreta tenuta del c.d. “indice di accessibilità” (affordability index), che misura la possibilità di accesso delle famiglie italiane all’acquisto di un’abitazione.

In particolare, la quota di famiglie che dispone di un reddito sufficiente a coprire almeno il 30 per cento del costo annuo del mutuo per l’acquisto di una casa sarebbe di poco superiore al 50 per cento, per gli stessi livelli del 2010. In termini assoluti, si tratta di circa 13 milioni di famiglie, che dopo aver toccato il livello minimo del 2008 (quando la quota era intorno al 46 per cento), hanno successivamente alimentato una graduale ripresa (per quanto invece concerne l’andamento dei prezzi delle proprietà immobiliari abitative e le possibili evoluzioni, vedi anche le previsioni sui prezzi delle case nel 2013).

Nel corso dei prossimi trimestri l’indice è previsto in lento ma graduale miglioramento, soprattutto se la situazione economico finanziaria nazionale dovesse virare per il meglio.

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