Immobiliare: il mercato in Italia nel terzo trimestre 2010

di Redazione Commenta

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Qual è il trend in Italia delle compravendite immobiliari? Ebbene, la risposta in tal senso ce la fornisce l’Agenzia del Territorio che nei giorni scorsi ha pubblicato e messo a disposizione online sul proprio sito Internet la Nota trimestrale sul mercato immobiliare italiano relativa al periodo luglio-settembre, ovverosia al terzo trimestre 2010. Dai dati, a cura dell’OMI, Osservatorio del mercato immobiliare, è emerso come complessivamente nel Q3 2010 le compravendite siano scese del 2,4%, spezzando la tendenza positiva del primo e del secondo trimestre 2010 quando la crescita, invece, era stata del 3,4% e del 2,4%.

Ma come mai questa inversione di tendenza? Ebbene, proprio l’Agenzia del Territorio ha fatto presente come la discesa delle compravendite nel Q3 2010 sia frutto dell’andamento incerto del mercato delle abitazioni e delle relative pertinenze, ma soprattutto del persistente calo delle compravendite di immobili ad uso commerciale, produttivo e nel comparto del terziario.

In particolare, a contribuire alla frenata del mercato, nel residenziale, è stata nel trimestre la tendenza in calo nelle Regioni del Sud e nei Comuni italiani non capoluogo, mentre la dinamica delle compravendite anche nel Q3 2010, con un 1% e +2,6% rispettivamente, è rimasta positiva al Nord e nel Centro Italia.

Complessivamente nel trimestre le compravendite nel settore residenziale, ovverosia le case e le relative pertinenze, sono state quasi 130 mila, mentre nel settore terziario, con quasi tremila transazioni, il mercato è sceso del 3%. Decisamente più pesante, con un -10,1%, è stata nel periodo la flessione delle compravendite immobiliari nel settore commerciale, mentre è praticamente ancora notte fonda per il settore produttivo con appena 2.220 compravendite nel Q3 2010 che corrisponde ad una caduta di mercato del 16,9% con una punta di -28,2% al Centro e -27,4% al Sud. Il pesante andamento delle compravendite di immobili non residenziali è chiaramente legato agli effetti negativi della crisi finanziaria ed economica che, visti gli ultimi dati dell’OMI, si fa ancora sentire.

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