Riforma mercato immobiliare Spagna

di Redazione Commenta

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Dopo aver approvato un importante accordo che dovrebbe alleviare le sofferenze di chi è coinvolto in sfratti e pignoramenti, la Spagna si sta accingendo a metter mano a una nuova riforma del mercato immobiliare. Il governo Rajoy ha infatti annunciato la volontà di concedere il permesso di residenza agli stranieri che acquisteranno una casa in Spagna per un importo superiore ai 160 mila euro. Vediamo allora quali sono le principali caratteristiche di questa importante innovazione che potrebbe permettere un rinvigorimento del depresso mercato immobiliare iberico.

Della questione si è occupato lungamente il quotidiano Italia Oggi, che in un suo approfondimento di qualche giorno fa riepiloga come “la misura, allo studio dell’esecutivo, è stata anticipata dal segretario di stato per il commercio di Madrid, Jaime Garcia Legaz, secondo cui l’iniziativa è diretta soprattutto ai mercati russo e cinese, che già riscontrano una domanda importante di alloggi nel paese iberico. Con la misura, il governo punta a sostenere la domanda estera di case, in un momento in cui quella nazionale è paralizzata per la recessione, nonostante l’imponente parco alloggi costruito e invenduto, stimato in oltre un milione di immobili” (vedi anche il nostro focus sulla sospensione mutui spagnoli).

Dallo scoppio della bolla immobiliare, nel 2007, i governi di Madrid non sono riusciti ad arginare gli effetti della speculazione edilizia, con lo stock di abitazioni vuote che gli spagnoli, impoveriti dalla crisi, non possono smaltire, con i crediti immobiliari insolventi e un debito privato fra i più alti al mondo. “Nella modifica della normativa” – prosegue il quotidiano – “per concedere il permesso di residenza agli acquirenti stranieri degli immobili, lavorano dalla scorsa primavera i ministri di economia, lavoro, infrastrutture, interni e affari esteri. Un’analoga iniziativa è già stata realizzata in Irlanda e Portogallo, paesi che hanno fatto ricorso al salvataggio da parte della Troika (Commissione Ue, Bce e Fmi)”.

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