Casa e immigrati: come evolve il mercato dell’affitto

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Qual è in Italia il “rapporto” tra la casa ed i cittadini immigrati? Ebbene, per capire quale sia in merito la tendenza nel nostro Paese ci torna utile analizzare e commentare un Rapporto elaborato lo scorso anno dal Sunia, Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari, da cui è emerso come siano ben 4 milioni gli immigrati che, corrispondenti a 1,3 milioni di nuclei familiari, in materia abitativa si rivolgono quasi esclusivamente al mercato dell’affitto ma a condizioni che molto spesso risultano essere sfavorevoli rispetto a quelle che di norma vengono proposte ai cittadini italiani.

Il Sunia, infatti, ha rilevato sia pregiudizi, sia discriminazioni attraverso l’applicazione di prezzi maggiorati che vanno chiaramente ad incidere sul reddito familiare; al riguardo, il Sindacato ha effettuato un’indagine prendendo in considerazione le risposte fornite da un campione di mille famiglie extracomunitarie, sparse su tutto il territorio nazionale, che si sono rivolte al Sunia.

Ebbene, gli immigrati rispetto agli italiani pagano canoni maggiorati che oscillano tra il 30% ed il 50%, e nell’85% dei casi hanno o un contratto d’affitto non registrato, o comunque dichiarato per cifre inferiori a quelle che invece la famiglia immigrata paga regolarmente al proprietario. Questo per dire che oltre alle discriminazioni c’è anche tanta evasione che genera danni alle casse dello Stato che il Sunia stima in oltre un miliardo di euro all’anno di imposte non riscosse.

Trattasi quindi di una cifra molto alta che, probabilmente, potrebbe essere recuperata, almeno in parte, attraverso l’introduzione su scala nazionale della cosiddetta “cedolare secca” che però non ha trovato spazio ed ambito di applicazione con la Finanziaria 2010 fatta eccezione per l’introduzione, in via sperimentale, e solo per un anno, nella Regione Abruzzo a favore della popolazione residente colpita dal terremoto dello scorso 6 aprile. Le discriminazioni in materia di accesso agli affitti contribuiscono inoltre a frenare il processo di integrazione dei cittadini stranieri nel nostro Paese. Basti pensare che, in base ai risultati dell’indagine del Sunia, l’80% delle famiglie immigrate sono monoreddito, e che nel 70% dei casi il reddito non supera il livello dei 15 mila euro annui.

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