Scarso contributo dell’immobiliare USA alla crescita economica

di Redazione Commenta

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Il mercato immobiliare americano? Non fornirà che un “modesto” contributo alla crescita economica locale. A dirsi convinta di ciò è la società Fannie Mae (che ritroviamo abbastanza spesso sulle pagine del nostro blog insieme alla Freddie Mac, per i risultati dei rispettivi monitoraggi), che dichiara come l’andamento delle vendite di case e le attività dell’industria delle costruzioni, nel 2012, saranno incapaci di generare l’idonea spinta propulsiva a un’economia statunitense che non è ancora uscita totalmente dalla crisi.

Le vendite di case (comprendendo in tale novero sia quelle di nuova realizzazione, sia quelle usate, avvenute sul mercato secondario), aumenteranno di 3,5 punti percentuali. L’avvio di nuove costruzioni sarà invece in grado di giungere fino a un massimo di 16 punti percentuali, grazie soprattutto al positivo contributo del segmento delle proprietà unifamiliari.

Insomma, in altri termini, il 2012 sarà un anno di ripresa dell’attività immobiliare, ma non di sviluppo talmente forte da trascinare, come una locomotiva, l’intera economia statunitense. Ne conseguirà, probabilmente, un 2013 migliore, vero periodo di ripresa delle attività del mercato real estate e degli investimenti collegati, che probabilmente riusciranno a trarre vantaggio da una stabilizzazione positiva del mercato del lavoro e delle politiche creditizie da parte degli istituti di credito statunitensi.

I tassi di interesse di riferimento sui mutui casa continueranno invece a supportare adeguatamente il mercato immobiliare americano: per il 2012 è infatti previsto un lieve incremento, con un tasso fisso a 30 anni che è per il momento calato a quota 3,89 punti percentuali nella settimana terminata domenica scorsa (il dato più basso dal 1971 ad oggi) e per una stima abreve termine che non si discosta dalla soglia dei 4 punti percentuali.

Continueremo ad aggiornarvi su tutte le principali novità che riguardano questo importante mercato immobiliare internazionale, e sui suoi riflessi per l’economia nordamericana.

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