Vendite case dimezzate in sette anni

di Redazione Commenta

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Le vendite di case sono dimezzate da sette anni a questa parte. Come dire che, confrontando il periodo pre-crisi con l’attuale periodo di criticità, ne deriva un volume di compravendite diviso in due. La colpa è certamente della paura per il futuro a breve termine, della ridotta capacità di acquisto delle famiglie italiane, dell’introduzione dell’imposta municipale unica e delle ristrettezze creditizie che le banche hanno posto in essere nei confronti della clientela privata. Ad occuparsene è una recente inchiesta a firma di Maurizio Maggi e Paola Pilati, su L’Espresso.

I giornalisti ricordano come le “compravendite di case quasi dimezzate rispetto agli effervescenti livelli pre-crisi (tanto che per REMAX è il momento giusto per comprare), quotazioni che si sbriciolano mese dopo mese nella mancanza di quattrini e di investitori – in soli sei mesi da inizio anno Bologna e Napoli sono scese del 5 per cento, Venezia e Palermo dell’8 – mutui e prestiti fondiari ridotti al lumicino dal terrore delle banche di esporsi a lungo termine nel settore immobiliare, dove chi ha delle pendenze oggi trema”.

“Il mattone” – prosegue L’Espresso – “fino a ieri assioma di solidità che non tradisce, si sta trasformando in un cappio al collo che rischia di affondare patrimoni illustri e finanzieri rampanti. Ma anche di impoverire le normali famiglie italiane che nel mattone hanno vincolato il 60 per cento della loro ricchezza: chi deve vendere lo fa in tempi biblici e con forti sconti, l’Imu (di cui si avvicina la seconda tranche) spinge ad affittare, ma con rendimenti sempre più scarsi. Mentre chi dà in affitto su larga scala come i fondi o le Sgr (società di gestione del risparmio) rischia ogni giorno di vedersi soffiare gli inquilini dai concorrenti, che promettono loro canoni al ribasso più le spese di trasloco”.

Ne conseguono previsioni ulteriormente pessimistiche per il futuro. La ripresa immobiliare, contrariamente a quella economica nazionale, dovrebbe slittare almeno di un anno: sarà pertanto il 2014 o, forse, il 2015, l’anno dell’attesa inversione di tendenza.

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