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Stati Uniti, erogazioni mutui in calo dell’11%

Le erogazioni di finanziamenti immobiliari negli Stati Uniti hanno subito un brusco calo durante l’ultima settimana: un risultato che alcuni analisti tuttavia largamente attendevano, visto e considerato che l’incremento dei tassi di interesse applicati ai mutui americani sta scoraggiando le operazioni di rifinanziamento, che hanno infatti subito una forte flessione, per la quinta settimana consecutiva.

L’indice rilevatore della Mortgage Bankers Association ha così ceduto 11 punti percentuali durante la settimana terminata il 2 aprile, l’ultima alla quale sia possibile riferire una analisi puntuale. Come detto, un peso determinante nel trascinare al ribasso le erogazioni di finanziamenti negli Stati Uniti è attribuibile alle transazioni relative ai rifinanziamenti di mutui già in ammortamento, che hanno subito un calo di 17 punti percentuali. Sono invece cresciute dello 0,2% le operazioni di nuova richiesta di mutui.

Insomma, secondo gli analisti americani sembra che l’influenza dell’incremento dei tassi di interesse sui finanziamenti immobiliari (soprattutto di scadenza pari a 20 o 30 anni) si stia già facendo sentire. I tassi sui mutui americani sono infatti saliti mediamente ai massimi livelli dall’agosto del 2009, in virtù di palpabili segni di ripresa della locale economia. Il resto lo sta facendo, come era d’altronde prevedibile, l’effetto comportamentale suscitato dalla prossima scadenza del beneficio fiscale, e l’incremento dell’offerta commerciale immobiliare riconducibile all’altissimo livello dei pignoramenti.

Stati Uniti, tassi sui mutui a 30 anni al 5,21%

Secondo quanto rivela uno studio anticipatore sull’ammontare dei tassi applicati sui finanziamenti degli istituti di credito statunitensi, il livello medio degli oneri percentuali sui capitali erogati sarebbe cresciuto alle massime soglie degli ultimi otto mesi, incrementando così il costo complessivo per gli acquirenti, e influenzando direttamente il volume delle richieste dei finanziamenti immobiliari per rifinanziamento e per acquisto.

Stando a quanto dichiara la compagnia finanziaria Freddie Mac, infatti, il tasso medio applicato sui finanziamenti a 30 anni sarebbe cresciuto a 5,21 punti percentuali durante la settimana terminata l’8 aprile, rispetto al 5,08% che fu riscontrato nel corso della settimana precedente. Si tratta del tasso più elevato dalla settimana conclusasi il 13 agosto 2009, come era prevedibile visti e considerati gli ultimi sviluppi del mercato.

Oltre che i tassi sui finanziamenti di così lunga scadenza, sono ovviamente cresciuti in contemporanea anche i tassi sui finanziamenti immobiliari di scadenze inferiori. A titolo di esempio, ricordiamo che secondo Freddie Mac il tasso medio applicato su un mutuo della durata di 15 anni è salito a 4,52 punti percentuali.

Stati Uniti, la situazione dei preliminari di vendita – feb 2010

Rispetto a quanto precedentemente atteso, un numero sorprendentemente elevato di cittadini americani hanno siglato degli accordi preliminari di compravendita durante il mese di febbraio, dimostrando così di volersi impegnare in un prossimo acquisto di una proprietà immobiliare ad uso abitativo.

A evidenziare tale aspetto in maniera piuttosto chiara è stata, nel corso delle scorse giornate, la National Association of Realtors con sede a Washington, che ha dichiarato come l’indice che misura i preliminari di vendita sia salito di 8,2 punti percentuali durante il secondo mese dell’anno, realizzando quello che, di fatto, è il secondo miglior incremento storico nelle rilevazioni periodiche dell’ente, tenuto conto del record registrato ad ottobre del 2001.

Secondo gli analisti della stessa National Association of Realtors, il dato sarebbe in grado di cancellare il brusco passo indietro rilevato a gennaio, quando l’indice retrocesse di 7,8 punti percentuali, e dimostrerebbe soprattutto l’effetto degli incentivi governativi sui comportamenti dei cittadini americani.

Manhattan, le vendite di case raddoppiano

Le vendite di apprtamenti nell’area newyorkese di Manhattan sono raddoppiate nel corso del primo trimestre dell’anno, grazie soprattutto a dei prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo particolarmente vantaggiosi, in calo di oltre 11 punti percentuali rispetto all’anno scorso, e di addirittura 29 punti percentuali rispetto alle soglie massime riscontrate nelle analisi dell’estate del 2007.

Il numero di appartamenti venduti a Manhattan è così balzato da poco meno di 1.200 unità collocate sul mercato nei primi tre mesi del 2009 alle attuali 2.384 unità, come confermato dalle ricerche condotte in merito dalla società di consulenza Miller Samuel Inc e dal broker Prudential Douglas Elliman Real Estate, secondo cui il prezzo medio di un appartamento nella prestigiosa zona è calato a 868 mila dollari.

Il valore degli appartamenti è d’altronde calato in maniera significativa in tutti i quartieri di New York durante gli ultimi trimestri, dove la disoccupazione permane ancora su un livello molto elevato, pari al 10,2%. Dall’esplosione della crisi creditizia ad oggi, oltre 184 mila posti di lavoro sono andati persi nel solo settore finanziario, che sta ancora subendo una discreta emorragia occupazionale, specialmente nelle aree metropolitane più attive.

Stati Uniti, prezzi case + 0,3% a gennaio per S&P

Negli Stati Uniti i prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo sono inaspettatamente cresciuti durante il mese di gennaio, indicando – stando agli osservatori – che il mercato immobiliare si sta finalmente stabilizzando, in concomitanza con la ripresa economica che sta caratterizzando l’inizio del nuovo anno. I dati sono stati forniti dalla sede newyorkese della società Standard & Poor’s.

La società che ha effettuato il monitoraggio sul real estate statunitense ha infatti dichiarato che i prezzi delle case del proprio campione sarebbero cresciuti di 0,3 punti percentuali nel corso del primo mese dell’anno rispetto a quanto rilevato nel corso del mese di dicembre del 2009. Rispetto allo stesso mese dello scorso anno, invece, il decremento è pari a 0,7 punti percentuali, per il più corto passo indietro degli ultimi tre anni.

Al di là dei dati sintetico quantitativi, gli analisti ricordano come il mercato immobiliare sia ancora molto fiacco, con un volume delle attività dell’industria cantieristica estremamente basso, elemento che suggerisce come lo scenario del mercato immobiliare rimarrà ancora particolarmente critico nel corso dei prossimi mesi e del prossimo biennio.

Stati Uniti, brusca inversione di tendenza per 12 città

Dodici città, negli Stati Uniti, hanno evidenziato durante gli ultimi cinque mesi un trend negativo molto forte, che ha pertanto smentito le illusorie ipotesi di recupero dell’andamento del mercato immobiliare locale: tra le aree interessate da questa svolta in senso negativo, si trovano anche Providence, Colorado, Boulder e Rhode Island, in cui i valori immobiliari stanno nuovamente precipitando.

A condurre l’analisi è stata, nelle scorse settimane, la pubblicazione online Zillow.com, che ha evidenziato come in tali aree si sia riscontrato il c.d. “double dip”: si tratta di un periodo di cinque mesi di decremento continuo dei prezzi delle proprietà immobiliari, che segue a un periodo di cinque mesi (o più) di incremento costante dei valori del real estate; a sua volta, questo periodo di crescita deve essere succeduto a un periodo di forte calo dei prezzi, in cui in almeno 10 dei 12 mesi analizzati vi sia stato un decremento dei valori immobiliari; insomma, una struttura temporale particolare, in grado di rappresentare un’inversione di tendenza piuttosto netta, in grado, molto spesso, di annullare i benefici trascorsi.

Zillow ricorda così che nel mese di gennaio il numero di mercati immobiliari statunitensi in “double dip” sarebbe raddoppiato rispetto a quelli riscontrati nel mese di dicembre 2009.

Stati Uniti, vendite di nuove case in forte calo

Le vendite di nuove proprietà immobiliari ad uso abitativo negli Stati Uniti sono inaspettatamente calate durante il mese di febbraio, toccando un livello minimo storico recente: la causa – a detta delle principali analisi locali – andrebbe ricercata principalmente dentro il mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione che continua a preoccupare, nelle sfavorevoli condizioni meteorologiche, e nell’elevato numero di pignoramenti immobiliari.

Di conseguenza, il numero degli acquisti di nuove proprietà ad uso abitativo sono calati di 2,2 punti percentuali, giungendo a un volume annualizzato pari a “sole” 308 mila unità, contro previsioni degli economisti americani che invece davano come maggiormente probabilmente un valore annualizzato vicino alle 315 mila unità, in linea con la prestazione non certo troppo insoddisfacente riscontrata a gennaio.

Di contro, crescono i prezzi delle proprietà immobiliari di nuova costruzione, il cui ritmo di incremento assume valori massimi negli ultimi 26 mesi.

California del Sud, prezzi case in rialzo

La California del Sud, un’area particolarmente colpita dalla recente recessione economica, ha visto decrescere i prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo in maniera significativa. La flessione duratura sta tuttavia scemando, e gli ultimi dati offerti dalla MDA Data Quick sembrano sancire una definitiva svolta nell’andamento dei valori delle abitazioni nell’ampia area ricordata nel presente approfondimento.

Secondo il gruppo di analisi, infatti, i prezzi delle case condominiali e unifamiliari nella California del Sud sono cresciuti del 10% a febbraio 2010 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il prezzo medio è infatti salito dai 250 mila dollari del febbraio 2009 agli attuali 275 mila dollari, per il terzo incremento consecutivo che ha interessato le vaste contee di Los Angeles e Riverside, e anche quelle di Orange, San Bernardino, Venture e San Diego.

Per quanto concerne le ragioni sottostanti a tale significativo incremento dei prezzi delle case, gli analisti della MDA Data Quick sostengono che parte fondamentale delle motivazioni sia attribuibile dal beneficio fiscale previsto per tutti quei contratti stipulati entro il 30 aprile 2010: un elemento “a scadenza”, che avrebbe avuto come effetto diretto quello di spingere al rialzo i valori delle abitazioni nel secondo mese dell’anno.

Stati Uniti, ancora calo nella vendita di case usate

Nonostante gli sforzi da più parte compiuti per risollevare in maniera duratura le attività del mercato immobiliare americano, una recente ricerca della NAR ci conferma che il numero di case vendute (non nuove) negli Stati Uniti durante il mese di febbraio è diminuito nuovamente, per il terzo mese consecutivo, portando gli acquisti in flessione dello 0,6% a un volume annualizzato pari a 5,02 milioni di unità.

Cala anche il prezzo medio di vendita: le negoziazioni di compravendita immobiliare portano infatti a un controvalore delle abitazioni non nuove pari a un livello medio inferiore dell’1,8% rispetto a quello riscontrato nel corso dello stesso mese di febbraio dell’anno precedente.

Per gli analisti questa fragile ripresa non si rafforzerà fino a quando il mercato del lavoro non riprenderà vigore, con un tasso di disoccupazione ancora troppo alto, e un’incertezza sul futuro occupazionale eccessivamente presente.

Stati Uniti, indice MBA in calo dell’1,9%

Le richieste di finanziamenti immobiliari negli Stati Uniti sono calate fortemente nel corso dell’ultima settimana, guidate da una significativa contrazione nelle richieste di mutui per acquisto di una proprietà ad uso abitativo: secondo gli analisti, questo dovrebbe essere un chiaro segnale dell’esaurimento dei benefici positivi dei vantaggi fiscali previsti dall’amministrazione governativa in carica.

L’indice della Mortgage Bankers Association è di fatto calato di 1,9 punti percentuali durante la settimana terminata il 12 marzo 2010; l’indice che misura le richieste di finanziamenti immobiliari finalizzati all’acquisto di una proprietà immobiliare sono tuttavia diminuiti con una progressione più incisiva, pari a 2,3 punti percentuale, mentre le richieste di rifinanziamento di finanziamenti immobiliari precedentemente erogati da diversi istituti di credito hanno subito una contrazione più lieve, pari a 1,7 punti percentuali.

Il dato ha sorpreso gran parte degli analisti, che non attendevano una flessione così forte, specie se si tiene in considerazione che il livello dei tassi di interesse applicati per tali indebitamenti è comunque particolarmente ancora basso, rendendo l’onerosità delle operazioni ancora conveniente. Il tasso sui finanziamenti immobiliari a 30 anni è infatti sceso al 4,91%, tornando nuovamente al di sotto della soglia psicologica del 5% toccata nella settimana precedente, ma rimanendo ancora molto lontano dal minimo del 4,61% toccato a marzo del 2009, che rappresenta altresì un record che non dovrebbe essere nuovamente raggiunto in ambito nordamericano.

Stati Uniti, indice richieste mutui in crescita dello 0,5%

L’indice che misura l’andamento delle richieste di finanziamenti immobiliari ipotecari negli Stati Uniti è cresciuto per la seconda settimana consecutiva durante lo scorso periodo di riferimento, guidato soprattutto da un forte incremento delle domande per i mutui finalizzati all’acquisto di una proprietà immobiliare ad uso abitativo, domande sulle quali, tuttavia è prematuro esprimere pareri circa la resistenza di tale trend.

Ad ogni modo, la Mortgage Bankers Association ha reso noto che il proprio indice è cresciuto dello 0,5% nella settimana terminata il 5 marzo 2010: merito, come già anticipato, soprattutto di un forte incremento dei mutui per acquisti, la cui contribuzione all’indice è cresciuta del 5,7% rispetto al periodo di confronto precedente, mentre sono state piuttosto deboli le richieste di rifinanziamenti di mutui già in corso di ammortamento (- 1,5%).

Stati Uniti, frenano i pignoramenti immobiliari

La società di consulenza immobiliare Realty Trac ha dichiarato in un proprio recentissimo studio periodico che i pignoramenti di case negli Stati Uniti sono cresciuti ad un ritmo mai così lento negli ultimi quattro anni durante il mese di febbraio 2010: stando alla compagnia, infatti, sarebbero stati emessi degli avvisi su un totale di 308.524 proprietà immobiliari, interessando così un finanziamento ipotecario su 418.

Stando alle considerazioni della società californiana, inoltre, i pignoramenti sarebbero cresciuti di soli 6 punti percentuali rispetto all’ammontare di espropri riscontrati nello stesso periodo dello scorso anno, con l’incremento più basso di sempre per la stessa Realty Trac, che ha iniziato a monitorare l’andamento dei pignoramenti fin dal mese di gennaio del 2006, quando pochi erano in grado di prevedere la drammatica esplosione di tale fenomeno.

Il dato si rivela tuttavia piuttosto difficile da guardare con ottimismo in alcune aree rilevanti. Prendiamo per esempio il New Jersey, dove i pignoramenti sono cresciuti del 14% rispetto all’anno precedente; nel Connecticut lo sviluppo è invece stato più contenuto, e pari a 3,3 punti percentuali. Forte calo invece a New York, dove i pignoramenti si sono contratti del 20% per un totale in termini assoluti di poco superiore alle 3.200 unità.

Stati Uniti, tassi sui mutui a 30 anni in calo al 4,95%

I tassi sui finanziamenti immobiliari ipotecari a 30 anni negli Stati Uniti sono calati per la seconda settimana consecutiva durante il periodo terminato l’11 marzo 2010: per gli osservatori del real estate nordamericano, si tratterebbe di una conseguenza del buon incremento nella domanda di mutui finalizzati all’acquisto di una proprietà immobiliare ad uso residenziale, una variabile sulla quale vige molta incertezza, e che per il momento sta rispondendo bene alle attese.

Stando al comunicato recentemente pubblicato da Freddie Mac, i tassi sui finanziamenti a 30 anni negli Stati Uniti sono così calati al 4,95%, rispetto al 4,97% riscontrato nella settimana precedente; oltre ai tassi sul debito trentennale, sono contemporaneamente calati anche i tassi di interesse debitori applicati ai finanziamenti con scadenze di portata inferiore: a titolo di esempio, i mutui a 15 anni ora possono contare su un tasso medio applicato pari al 4,32%.

Gli analisti tuttavia sembrano ora convinti che il trend dei tassi prenderà una curva crescente, visto e considerato che il programma di supporto della Federal Reserve – che fino ad ora aveva garantito il mantenimento di tassi di interesse sul debito finanziario immobiliare piuttosto bassi – sta giungendo ad esaurimento. Lontano, e probabilmente irrangiungibile per chissà quanto tempo, diventerà allora il record minimo del 4,71% a 30 anni toccato nel corso del mese di dicembre 2009.

Tassi sui mutui in nuovo calo negli States

I tassi sui finanziamenti immobiliari ipotecari applicati negli Stati Uniti dagli istituti di credito e finanziari locali sono diminuiti nel corso dell’ultima settimana, abbassando pertanto i costi legati al supporto creditizio per il compimento di un’operazione di natura immobiliare, nella speranza che la rinnovata convenienza all’indebitamento possa dare una spinta al real estate, la cui ripresa sta dando evidenti segni di rallentamento.

Stando ai dati ufficiali forniti da Freddie Mac in merito all’ultima settimana disponibile nel monitoraggio (quella conclusasi il 4 marzo 2010), il tasso medio applicato a un finanziamento immobiliare ipotecario negli Stati Uniti (a tasso fisso) è calato al 4,97%, contro un tasso medio sui mutui ipotecari a tasso costante che era stato riscontrato oltre il limite del 5% (al 5,05%) nella settimana di confronto precedente.

George Mokrzan, un economista della Banca Nazionale di Huntington, ha commentato il nuovo dato rilevato dalla compagnia finanziaria come l’ennesimo segnale di uno stallo nella ripresa del mercato immobiliare statunitense, sostenendo che i cittadini privati americani sono ancora molto cauti nello scegliere l’investimento immobiliare, ma che comunque, grazie al basso livello dei tassi di interesse sui finanziamenti, il conveniente costo dell’indebitamento potrebbe rappresentare un significativo incentivo.