Regole pagamento acconto IMU 2012 prima casa

 In seguito alla diffusione, pochi giorni fa, della circolare illustrativa da parte del Ministero dell’Economia in merito all’imposta municipale unica, diventa praticamente certo e univoco il quadro di riferimento relativo all’acconto dell’IMU, da versarsi entro la data del 18 giugno 2012 attraverso modello F24. Per le prime case (o, meglio, per le “abitazioni principali”), rimangono invariate le regole già note, che più volte abbiamo avuto modo di illustrarsi.

Per calcolare quanto occorrerà pagare entro metà giugno bisognerà prendere come termine di riferimento la rendita catastale, moltiplicarla per 5% e poi per 160. A questo punto può essere applicata l’aliquota base, pari al 4 per mille (0,40%). Al valore andranno inoltre applicate le detrazioni di 200 euro fisse, e di 50 euro per ogni figlio convivente fino a 26 anni di età. L’acconto sarà relativo a quanto ottenuto con i calcoli di cui sopra, suddiviso per due o per tre a seconda del numero di rate che si è scelto di pagare.

Conviene il passaggio dal variabile al fisso?

 La domanda che vogliamo porci oggi, grazie anche a un recente intervento dell’Adusbef di cui tra breve vi daremo conto, è: conviene richiedere il passaggio dal tasso variabile al tasso fisso del proprio mutuo? La risposta potrebbe essere positiva: l’articolo 8, comma 6, della legge 106 del 2011, permette infatti a tutti i titolari di mutuo a tasso variabile, stipulati come mutuo per acquisto o per ristrutturazione, di ottenerne la trasformazione in tasso fisso entro il 31 dicembre 2012, in maniera del tutto gratuita, senza spese aggiuntive.

Per poter beneficiare di tale opportunità, il mutuatario deve tuttavia aver acceso il mutuo anteriormente all’entrata in vigore del decreto 70 del 14 maggio 2011, successivamente convertito in legge; deve esser titolare di un mutuo non superiore a 200 mila euro; deve avere un reddito equivalente ISEE non superiore ai 35 mila euro; non deve essere titolare di situazioni di morosità.

Acquisti immobili usati Calabria

 Stando a quanto sta emergendo dall’analisi delle ultime rilevazioni statistiche, il mercato degli immobili usati in Calabria starebbe cedendo evidente terreno, con punte di flessione pari anche al 70 – 80%. Una situazione di difficile sostenibilità, che induce pressioni al ribasso nei prezzi delle case usate, e che è lo specchio delle decise criticità rilevatoe dalla Federazione mediatori immobiliari.

“Vi sono stime d’invenduto identiche per ogni categoria” – ha dichiarato al quotidiano Gazzetta del sud il presidente della Federazione Giovanni Gulino, riferendosi al ragusano – “sia direzionale, abitativa e commerciale. Un aspetto del tutto originale rispetto al passato, che registrava stime variabili a seconda delle tipologie di immobili. Occorre ripensare gli spazi e le modalità costruttive”.

Acconto IMU può essere pari a zero

 Aggiungiamo un ulteriore tassello al variopinto panorama dell’imposta municipale unica. Stando a quanto si legge nella circolare 3 diffusa pochi giorni fa dal Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia, la tassazione dell’IMU potrebbe portare anche al versamento di un acconto pari a zero, in attesa che Comuni e governo, presumibilmente tra l’estate e l’autunno, operaino in maniera elastica a diminuire o (più probabilmente) aumentare le aliquote base e quelle municipali.

Ricordiamo che l’aliquota da applicare all’abitazione principale e alle relative pertinenze è pari allo 0,4%, con l’ulteriore precisazione che i Comuni possano aumentarla o diminuirla di 0,2 punti percentuali (pertanto, la misura dell’aliquota per l’abitazione e le relative pertinente possono essere elevate fino a 0,6 punti percentuali o possono essere diminuite fino allo 0,2 per cento).

Vendite case nuda proprietà inizio 2012

 Secondo quanto riportano i primi dati formulati dall’indagine compiuta da Spi-Cgil sull’andamento del mercato immobiliare italiano, nel corso dei primi mesi del 2012 “si è registrato un vero e proprio boom della vendita di immobili in nuda proprietà, con un aumento del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Son ben 80 mila gli anziani che hanno scelto questa particolare formula, soprattutto nelle grandi città”.

“Il fenomeno della nuda proprietà rappresenta il segno tangibili di una crisi che avanza sempre di più e che porta gli over 65 anni a dover sacrificare la propria casa pur di avere una liquidità che gli possa garantire il proprio mantenimento a fronte di un potere d’acquisto delle pensioni drasticamente in calo e del costante aumento del costo della vita” – prosegue l’analisi puntuale dello studio Spi – Cgil.

Seconda casa in Grecia

 Tempi di gravi difficoltà per Atene, e possibile fuoriuscita della Grecia dall’eurozona. Una situazione ben nota sotto il profilo finanziario: ma quali saranno le conseguenze sul fronte immobiliare in caso di un abbandono dell’euro da parte della penisola ellenica? Comprare una seconda casa in Grecia potrebbe divenire una straordinaria occasione di investimento sul medio termine, oltre che gradevole ipotesi per trascorrere in piena comodità le proprie vacanze?

Diciamo la verità: basta dare uno sguardo ai principali portali immobiliari che si occupano (anche) di case in Grecia per potersi rendere conto che una buona parte degli effetti negativi, il mercato immobiliare ellenico, li abbia già scontati. Chi ha necessità di denaro è pronto a vendere la propria casa con ottimi sconti. Ad essere sacrificate sono spesso le seconde case dei cittadini greci, spesso poste sulle isole Mykonos è tra le località più gettonate), con riduzioni di prezzo che superano agevolmente la doppia cifra.

Affitto in condivisione per superare la crisi

 L’affitto in condivisione, pur non certo novità all’interno del panorama immobiliare italiano, sta diventando una soluzione di crescente utilizzo per cercare di arginare gli effetti negativi dell’attuale lunga ondata di difficoltà. Condividere la casa in affitto è cosa ben nota tra studenti e amici, e non è pertanto una sorpresa leggere il moltiplicarsi di annunci che chiedono di poter contrarre congiuntamente degli accordi di locazione.

Meno frequente era invece, fino a poco tempo fa, leggere la necessità – da parte di sconosciuti – di condividere l’affitto per motivi di lavoro fuori sede o di semplice vita quotidiana. Negli ultimi mesi si è assistita ad una moltiplicazione di annunci in materia, favoriti anche dalla nascita di nuovi portali specialistici e di nuove applicazioni dedicate, che puntano a migliorare l’approccio con la condivisione dell’affitto.

Sondaggio Bankitalia – Tecnoborsa sul mercato immobiliare

 E’ stato recentemente pubblicato il report relativo al secondo Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia, curato dalla Banca d’Italia e da Tecnoborsa in collaborazione l’Agenzia del Territorio. Stando a quanto emerge dall’analisi statistica condotta da Bankitalia, nel corso del primo trimestre 2012 la quota di agenti che hanno avuto modo di segnalare una diminuzione dei prezzi rispetto al trimestre precedente è stata pari al 69,1%, contro il 66,5% della precedente indagine, denotando pertanto una negativa crescita dell’elemento quantitativo e proporzionale, sintomatico di una maggior debolezza dei valori commerciali delle abitazioni.

In particolare, coloro che hanno dichiarato che le quotazioni sono aumentate sono stati pari a meno di 2 punti percentuali, relegati in una ristretta minoranza che lascia poco spazio all’interpretazione. Di conseguenza, è cresciuto in misura significativa il divario tra coloro che hanno risposto che i prezzi stanno aumentando, e coloro che invece hanno risposto che i prezzi stanno diminuendo, con un gap passato rapidamente da 65,9 punti della fine del 2011, ai 67,3 punti dell’inizio di questo nuovo, difficile anno per il mercato immobiliare italiano.

Certificazione energetica: confusione tra gli agenti immobiliari

 L’attuale normativa sulla certificazione energetica degli edifici, che impone di riportare nell’annuncio commerciale le informazioni sulla prestazione energetica degli immobili e delle unità abitative, e che ancora oggi – a oramai quasi cinque mesi dall’esordio – fatica a prendere piede sul mercato immobiliare italiano (stando alle ultime rilevazioni, solamente un immobile su tre rispetterebbe le indicazioni normative), rischia di generare eccessiva confusione tra gli operatori del real estate nazionale, controproducendo gli effetti positivi che invece avrebbe dovuto generare (sensibilizzando maggiormente gli operatori sull’importanza del risparmio energetico e, in particolar modo, permettendo al mercato di premiare le case più virtuose con prezzi maggiori e, di contro, penalizzando quelle meno risparmiose con degli sconti più o meno significativi).

In particolare, la normativa prevede che “nel caso di offerta di trasferimento a titolo oneroso di edifici o di singole unità immobiliari, a decorrere dal 1 gennaio 2012, gli annunci commerciali di vendita riportano l’indice di prestazione energetica contenuto nell’attestato di certificazione energetica”. Ne consegue che – a una lettura restrittiva della norma – l’Ipe sarebbe richiesto solo per gli annunci di vendita che producano un trasferimento a titolo oneroso, anche in caso di eventuali proposte di permuta o compravendite di quote di multiproprietà.

Calo prezzi immobiliari in Puglia

 I dati forniti dall’Osservatorio Immobiliare Rubino sul mercato residenziale pugliese dimostrano come i prezzi delle case nella Regione stiano cointnuando a calare. Il segno negativo coinvolge tutti i principali centri abitati dell’area, sebbene – evidentemente – con proporzioni di contrazione nettamente differenti tra le diverse zone del territorio pugliese, con picchi particolarmente preoccupati a Lecce e dintorni.

In particolare, sebbene il dato vada counque analizzato in maniera più puntuale e specifica, a subire le flessioni sarebbero stati soprattutto gli immobili più “anziani” e quelli nelle zone semicentrali, che nel corso del biennio 2006 – 2007 avevano conseguito il più importante apprezzamento. Certamente migliore è la tenuta nelle zone centrali e, più in generale, per quanto concerne le abitazioni in buone condizioni di manutenzione, che tengono i prezzi dell’anno precedente.

Mercato immobiliare Torino 2011

 Sono arrivati in consolidamento i dati ufficiali relativi all’andamento del mercato immobiliare torinese nel corso del 2011. Nello scorso anno, le quotazioni delle abitazioni del capoluogo piemontese sarebbero diminuite del 2,1%, dopo che nel 2010 erano riuscite a “chiudere” in territorio positivo, mostrando un leggero rialzo a quota 0,4 punti percentuali, che aveva a sua volta interrotto un biennio (il 2008 e il 2009) di forti flessioni.

In particolare, le zone centrali di Torino avrebbero registrato una discreta stabilità a partire dalla seconda parte del 2011, con un buon andamento dei prezzi che ha riguardato specialmente le zone di San Salvario – Valentino – Università, dove l’incremento della domanda e gli investitori che hanno garantito una buona richiesta di bilocali e trilocali senza ricorrere al mutuo, hanno contribuito a mantenere i prezzi su buoni livelli.

Pagare l’IMU o attendere i ricorsi?

 Lungi da noi volervi invitare a infrangere le normative fiscali. Dovere di cronaca ci impone tuttavia di evidenziare una serie di interrogativi che alcuni osservatori, e alcune parti politiche e sociali, stanno lanciando in merito al “rompicapoIMU. Tra aliquote in corso di “aggiustamento” da parte del governo e dei Comuni, acconti di un mezzo o di un terzo e altre particolarità specifiche, il contesto che ruota intorno alla nuova imposta municipale unica sembra esser tutt’altro che definito.

Ma cosa fare, allora? Qualcuno, come il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, cerca di chiarire le idee ai propri cittadini fornendo opuscoli informativi. Altri, come qualche amministratore della Lega Nord, invitano i propri cittadini a non pagare l’imposta poiché “ingiusta”, e perchè il decreto Salva Italia prevede che le tasse provenienti da accertamento e da riscossione siano interamente conseguite dai Comuni e non, come avviene con l’IMU, per il 50% dallo Stato, e per il 50% dalle municipalità.

Certificazione energetica: la legge è un flop

 C’era una vola la legge sulla certificazione energetica. Una serie di regole che hanno previsto l’obbligatorietà – per coloro che vendono o affittano un immobile, anche soggetti privati – di dichiarare la classe energetica di appartenenza. C’era, appunto. Perchè anche se in realtà c’è ancora, nessuno, o pochi, sembrano aver compreso in pieno la portata dell’iniziativa e, complice la mancanza di “sanzioni” per chi non rispetta tale obbligo, la necessarietà del certificato energetico è finita nel dimenticatoio.

Basti prendere, come esempio, quanto è stato rilevato a Bari, dove solamente il 2% degli annunci immobiliari, nella città e in provincia, sarebbe in regola. Lo scenario barese sembra altresì coinvolgere tutto il Mezzogiorno d’Italia, dove le percentuali raramente si avvicinano alla doppia cifra e, salvo qualche rara eccezione, si mantengono ben al di sotto della media nazionale, che con un timido 13% cerca di trascinare al rialzo anche i più pigri.

Cresce il ricorso alla domotica

 La domotica italiana è un settore in forte crescita. Nonostante le ristrettezze monetarie degli italiani, e un generale rallentamento delle spese nel settore abitativo, i cittadini della Penisola sembrano essere sempre più attratti dalla domotica, tanto che – stando a quanto emerge dallo studio effettuato sul territorio – negli ultimi due anni la presenza delle nuove tecnologie nelle case tricolori sarebbe cresciuta del 16%.

Quasi il 60% degli immobili di nuova costruzione avrebbe inoltre almeno un elemento di automazione, in grado di risparmiare fatica e soldi al suo inquilino. Cresce, pertanto, la quota di italiani che preferisce spendere qualcosa in più in sede di compravendita (di norma, tra i 10 e i 15 mila euro a seconda degli automatismi installati), pur di concedersi il lusso di qualche agevolazione nella conduzione dell’appartamento e, soprattutto, ottenendo un risparmio in bolletta che può arrivare anche al 20%.