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Stati Uniti, mutui in crescita del 13%

Il numero dei finanziamenti immobiliari erogati negli Stati Uniti è aumentato, nel corso dell’ultima settimana, grazie a una forte ripresa dei rifinanziamenti, incoraggiati da un livello di onerosità sui mutui ancora molto basso rispetto ai principali termini di paragone. In difficoltà invece le richieste di mutui per acquisto casa, che risentono significativamente della scadenza dei benefici fiscali predisposti dal governo.

L’Associazione MBA rivela infatti che l’indice che monitora l’andamento delle erogazioni di finanziamenti immobiliari avrebbe subito un incremento di 13 punti percentuali durante la settimana terminata il 13 agosto (l’ultima per la quale la MBA è in grado di fornire un report aggiornato), spinto dall’aumento di 17 punti percentuali dei rifinanziamenti, e trattenuto dal calo di 3,4 punti percentuali dei mutui per acquisto.

Per quanto riguarda i rifinanziamenti, pare ovvio come la determinante principale di questo trend sia da ricercarsi nell’attuale livello dei tassi di interesse, che nonostante il lieve rimbalzo dell’ultima settimana permane su soglie di ampia convenienza: il tasso medio applicato sui finanziamenti a 30 anni è pari al 4,60%, contro il 4,57% della settimana precedente. Per i mutui a quindici anni, invece, il tasso è passato dai precedenti 3,95 punti percentuali agli attuali 3,99 punti percentuali. Il costo di mutuo di 100 mila dollari per trent’anni è pari a 513 dollari mensili, 33 dollari in meno di un anno fa.

Stati Uniti, vendite di case usate ai minimi storici

Le rivendite di proprietà immobiliari ad uso abitativo negli Stati Uniti dovrebbero aver conseguito un nuovo minimo storico record nel corso del mese di luglio, a causa della scadenza del beneficio fiscale federale, la cui mancanza sta ora trascinando al ribasso il volume delle attività del mercato immobiliare nordamericano: a sostenerlo è Josh Levin, analista della Citigroup, che ha compiuto un periodico monitoraggio sul real estate locale.

Lo studio di Citigroup dimostra infatti che le stime di luglio hanno riscontrato un tasso annualizzato di proprietà immobiliari non nuove vendute pari a 4,1 milioni di unità, per una proiezione che è inferiore al 10% rispetto al volume annualizzato del mese di novembre 2008, che rappresentava fino a poco fa l’altro record storico negativo (nel penultimo mese dell’anno furono riscontrate vendite per 4,53 milioni di unità annualizzate).

La stima dell’istituto di credito americano sostiene pertanto che sulla base mensile il calo delle vendite annualizzate sarebbe pari addirittura al 24%, visto e considerato che nel corso del mese di giugno il volume delle case vendute (su proiezione) è stato pari a 5,37 milioni di unità.

Stati Uniti, vendite di case usate in calo a giugno

Nel corso del mese di giugno le vendite di case usate nel mercato immobiliare degli Stati Uniti hanno subito un andamento migliore del mese di maggio, nel quale le compravendite di proprietà avvenute sul c.d. mercato secondario hanno subito un declino piuttosto sostanzioso come principale conseguenza della scadenza del beneficio fiscale precedentemente previsto per favorire le transazioni degli acquirenti di prima casa.

Il governo americano aveva infatti stabilito un bonus da 8 mila dollari per incentivare i potenziali acquirenti a diventare proprietari di una propria prima casa. Per ottenere tale beneficio era necessario concludere un’operazione di preliminare di vendita entro il 30 aprile 2010, portando poi a compimento la compravendita entro il 1 luglio 2010: la scadenza del beneficio aveva ovviamente prodotto un grave gap tra i mesi di aprile e di maggio, che sembra ora sulla via della stabilizzazione.

Secondo quanto sostenuto dalla National Association of Realtors, infatti, le vendite di case già presenti sul mercato – il cui peso sul totale delle compravendite è pari a circa il 90% – sono diminuite di 5,1 punti percentuali durante il mese di giugno. Sempre stando a quanto affermato dall’associazione, il volume di transazioni rimarrà “molto basso” anche nel corso dei prossimi mesi, riflettendo l’effetto sul medio termine della scomparsa del beneficio sopra ricordato.

Mercato immobiliare: ci aspettano altri dodici mesi difficili

 Per il mercato immobiliare mondiale, anche in Italia sebbene con una dinamica negativa meno pesante, l’inversione di tendenza molto probabilmente ci sarà non prima dei prossimi dodici mesi. Queste, a prima vista, sono le aspettative di un mercato immobiliare che per l’anno 2010 doveva essere quello della riscossa.

Ed invece a tre anni dal collasso immobiliare negli Stati Uniti con la crisi dei mutui subprime, lo scenario è ancora caratterizzato da una difficoltà che parte in molti casi dai prezzi alti di vendita ed arriva ai pignoramenti, soprattutto negli Stati Uniti dove sono a livello record, passando per la Cina dove si teme lo scoppio di una bolla immobiliare i cui risvolti, di sicuro negativi, appaiono nello stesso tempo alquanto imprevedibili.

Stati Uniti, Greenspan lancia allarme sul mercato immobiliare

Il chairman della Federal Reserve Alan Greenspan ha dichiarato che il rallentamento della ripresa economica statunitense equivarrebbe a definire una “quasi-recessione” l’attuale scenario, e che il peggioramento di alcune variabili di primo piano (come l’andamento del mercato immobiliare), potrebbe spingere questo trend a peggiorare ulteriormente, fino a sfociare in un nuovo scenario recessivo.

L’allarme di Greenspan è riferito soprattutto all’attuale momento vissuto dal real estate a stelle e strisce. Se i prezzi delle case dovessero diminuire ancora – ha infatti precisato l’economista – una nuova recessione potrebbe davvero essere possibile. Nel corso dell’ultimo anno, ha poi aggiunto Greenspan, i valori commerciali delle proprietà immobiliari ad uso abitativo non hanno dato grandi segni di ripresa, contrariamente a quanto sarebbe stato necessario.

Il rallentamento della crescita economica, in altri termini, unico con un deludente andamento dell’attività immobiliare, potrebbe fare da anticamera al ritorno di scenari ben peggiori dell’attuale. Greenspan si è anche soffermato su un potenziale intervento governativo a supporto del settore, ricordando quali siano gli effetti negativi vissuti dal mercato in seguito alla scadenza del beneficio fiscale precedentemente previsto dalle autorità locali.

Stati Uniti, ripresa immobiliare incerta secondo Weyerhaeuser

Weyerhaeuser, uno dei principali costruttori immobiliari negli Stati Uniti, ha espresso alcune recenti considerazioni circa il futuro sviluppo del mercato immobiliare del Paese nordamericano. Secondo il costruttore, infatti, le tempistiche circa una ripresa della domanda per gli appartamenti unifamiliari rimangono fortemente incerte, e difficilmente stimabili.

Le vendite di nuove proprietà ad uso immobiliare risentiranno infatti della mancanza dell’incentivo statale, venuto a mancare nella giornata del 30 aprile 2010, termine ultimo per siglare un contratto preliminare di vendita, cui avrebbe dovuto far seguito la compravendita entro il 1 luglio 2010, al fine di ottenere il bonus fiscale di 8 mila dollari sulle prime case.

Come conseguenza della scadenza del termine sopra ricordato, il secondo trimestre dell’anno ha mostrato degli evidenti segnali di affaticamento, resi ancora più evidenti dal gonfiamento delle prestazioni immobiliari del primo trimestre, effettivamente “drogate” dal bonus governativo previsto, che ha svolto il suo ruolo nel cercare di rilanciare, almeno sul breve termine, la domanda di settore.

Stati Uniti, tassi al 4,54% sui mutui a 30 anni

Nuovo, atteso ribasso per ciò che riguarda i tassi di interesse applicati ai finanziamenti immobiliari dalle banche degli Stati Uniti. Il livello mediamente imposto è infatti sceso ulteriormente, aprendo, secondo le principali analisi, altre speranze per un rilancio della domanda di mutui per acquisto di una casa, duramente afflitti dall’esaurimento dei benefici fiscali richiedibili per l’acquisizione di prime case.

Secondo quanto annunciato dalla società del settore Freddie Mac, infatti, i tassi di interesse applicati mediamente per i finanziamenti immobiliari a 30 anni sono scesi a 4,54 punti percentuali durante l’ultima settimana del mese di luglio. La flessione rispetto alla settimana precedente è minima (0,02 punti percentuali), ma comunque sufficiente per verificare l’esistenza di un trend per certi versi sorprendente per durata e gradualità.

Come spesso accade, oltre al livello dei tassi di interesse sui mutui a 30 anni, anche le onerosità sui finanziamenti con scadenze più brevi sono calati in maniera concomitante. La stessa Freddie Mac sostiene infatti di aver riscontrato un tasso medio sui mutui a 15 anni pari a 4 punti percentuali, che rappresenta il minimo livello mai rilevato dalla compagnia dal 1971, come confermato da un comunicato stampa diffuso negli scorsi giorni.

Stati Uniti, pignoramenti in crescita in tre città su quattro

I pignoramenti sono cresciuti in tre città statunitensi su quattro durante il primo semestre dell’anno. A trarre questa conclusione è stata la RealtyTrac, che ha pubblicato i propri monitoraggi periodici, sancendo che la determinante principale che ha provocato questo nuovo, ennesimo rimbalzo nel numero dei pignoramenti è stata una condizione complessiva del mercato del lavoro non certo ottimizzante.

Vi sono inoltre alcune aree metropolitane in grado di siglare dei veri e propri record negativi. È il caso di Baltimore e Albuquerque, nel quale il numero di proprietà immobiliari coinvolte in procedimenti di pignoramento è più che raddoppiato rispetto al volume riscontrato nel corso dello stesso periodo dell’anno precedente. Incrementi maggiori del 50% anche a Salt Lake City, a Savannah e ad Atlantic City.

Come detto, la causa principale di questa evoluzione è indicata da tutti i principali analisti nelle attuali condizioni del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è infatti calato al 9,5%, un livello ancora troppo basso per poter garantire un rinnovamento delle transazioni nel mercato immobiliare.

Stati Uniti, prezzi in crescita oltre le previsioni

I prezzi delle proprietà immobiliari in 20 città degli Stati Uniti assunte come riferimento dall’indice di Standard & Poor / Case – Shiller, sono cresciute oltre le aspettative durante il mese di maggio (l’ultimo al quale è riferibile una rilevazione ufficiale da parte dell’istituto), come diretta conseguenza del termine delle richieste del beneficio governativo, che ha momentaneamente compresso le vendite.

L’indice che misura il valore commerciale delle proprietà oggetto di compravendita è infatti incrementato di 4,6 punti percentuali rispetto al mese di maggio 2009, per l’incremento più sostanzioso, su base annua, dal mese di agosto del 2006. Contemporaneamente, un altro report relativo allo stesso periodo rilevava un calo della fiducia dei consumatori a un livello minimo dal mese di febbraio 2010.

Come già anticipato in apertura del nostro post, la determinante principale sembra potersi risalire alla scadenza del termine utile per richiedere il beneficio fiscale predisposto dal governo per gli acquirenti di una prima casa. Era infatti stato stabilito nella giornata del 30 aprile il giorno ultimo per proporre domanda di riconoscimento del bonus fiscale di 8 mila dollari in favore di questa categoria di investitori immobiliari.

Stati Uniti, vendite di nuove case a giugno oltre le attese

Le vendite di nuove proprietà immobiliari ad uso abitativo durante il mese di giugno, negli Stati Uniti, sono cresciute oltre le attese, superando così il brusco picco negativo toccato nel precedente mese di maggio, quando il numero delle nuove case vendute crollò di oltre 30 punti percentuali, significando l’effetto prorompente della scadenza del beneficio utile per ottenere il bonus governativo per l’acquisto di una prima casa.

Gli acquisti di nuove case sono invece cresciuti di 24 punti percentuali a giugno rispetto al mese di maggio, per un volume annualizzato pari a 330 mila unità, come conferma una stima compiuta dal Dipartimento del Commercio. I bassi tassi di interesse hanno certamente aiutato a ravvivare la domanda, contribuendo a stabilizzare un’industria ancora duramente colpita dagli strascichi dell’ultima crisi nazionale.

Secondo quanto comunicava Bloomberg fino a pochi giorni fa, invece, le vendite di nuove case non avrebbero potuto superare quota 310 mila unità in termini di volume annualizzato, con una proporzione di sviluppo rispetto al mese precedente pari a 3,3 punti percentuali. Il range ampio di analisi era invece stimato da un minimo di 260 mila unità a un massimo ottimista pari a 360 mila unità.

Stati Uniti, nuovo calo nelle attività dei cantieri

Gli avvii di nuovi lavori di costruzione di proprietà immobiliari ad uso abitativo nei cantieri degli Stati Uniti, durante il mese di giugno, sono calati ai minimi livelli dal mese di ottobre. Le cause principali, sostengono le principali osservazioni, sono da riferirsi a un brusco rallentamento nel trend delle vendite, e alla scadenza del beneficio fiscale predisposto dall’amministrazione governativa per gli acquirenti di una prima casa.

Su un volume annualizzato, infatti, nel mese di giugno sarebbero stati avviati cantieri per la realizzazione di circa 549 mila nuovi appartamenti, con una flessione che rispetto al precedente mese di maggio sarebbe stata contenuta in 5 punti percentuali. A sostenerlo, in un report pubblicato pochi giorni fa sui principali media americani, è stato il Dipartimento del Commercio di Washington.

Come già ricordato, il calo nelle attività dei cantieri statunitensi è stato avviato con la scadenza del supporto governativo. Un fatto che dimostra come il mercato immobiliare nordamericano sia particolarmente debole, e come non riesca a riprendere una strada di un coraggioso sviluppo senza la presenza di un sostegno da parte delle amministrazioni federali o statali, essenziale in questa fase post-recessiva.

Case di proprietà, diminuisce il costo della vita negli USA

La lenta, lentissima, ripresa economica statunitense sta conducendo a un decremento del costo della vita per i proprietari di casa del più grande Paese nordamericano. Secondo quanto rivelano alcuni report pubblicati nel corso degli ultimi giorni, infatti, il costo della vita è calato a giugno per il terzo mese consecutivo, come principale conseguenza di un tasso di inflazione da tempo pressochè stabile o in lieve contrazione.

L’indice che misura la variazione dei prezzi al consumo è infatti diminuito di 0,1 punti percentuali a giugno, dopo un calo di 0,2 punti percentuali riscontrato nel precedente mese di maggio. I venditori stanno offrendo dei forti sconti per mantenere un quantitativo di vendite in valore assoluto soddisfacente, e liberare nel contempo il magazzino dalle giacenze accumulate nel corso degli ultimi mesi.

Il mercato del lavoro fatica a riprendersi, e gli effetti sono molteplici anche sul fronte immobiliare. Su uno di questi abbiamo avuto modo di soffermarci più volte nell’ultimo anno (e continueremo a farlo): i pignoramenti immobiliari stanno infatti crescendo a ritmi record, e nel 2010 verrà probabilmente battuto il precedente record dell’anno precedente, quando gli espropri di case giunsero a livelli drammatici.

Stati Uniti, record di sequestri immobiliari

Negli Stati Uniti sono stati sequestrati ben 269.962 immobili ad uso abitativo durante il secondo trimestre dell’anno, confermando pertanto le stime precedentemente diramate dalla società di consulenza RealtyTrac, secondo cui il volume delle case oggetto di un provvedimento di sequestro forzato supereranno il milione di unità entro la fine del 2010, battendo così il record riscontrato nel 2009.

Su base annua, l’incremento dei sequestri delle proprietà immobiliari ad uso abitativo è pari a 38 punti percentuali; rispetto al primo trimestre dell’anno, inoltre, i sequestri mostrano un’evidente accelerazione, con uno sviluppo di 5 punti percentuali su base trimestrali. Più di 1,65 milioni di proprietà immobiliari sono inoltre state interessate da altri provvedimenti relativi a procedure di esproprio o di pignoramento durante il primo semestre dell’anno, con un incremento di 8 punti percentuali rispetto a quanto avvenuto nella prima metà del 2009.

Secondo quanto conferma il direttore del Centro di ricerche e di studi immobiliari dell’Università di Harvard, Nicolas Retsinas, intervistato recentemente dal media locale Bloomberg, i pignoramenti di case non avrebbero ancora toccato il livello massimo, perché la deteriorata situazione del mercato del lavoro, e l’elevata disoccupazione, alimenteranno ancora i provvedimenti di tale natura per altri sei o nove mesi.

Stati Uniti, tasso fisso a 30 anni in calo al 4,57%

I tassi di interesse applicati negli Stati Uniti per i mutui a trent’anni hanno toccato il livello minimo storico durante l’ultima settimana di monitoraggio da parte di Freddie Mac, secondo cui la riduzione dei costi e degli oneri sui finanziamenti immobiliari potrebbe almeno in parte controbilanciare gli effetti negativi, sul mercato real estate locale, generati dall’elevato tasso di disoccupazione del Paese nordamericano.

Il tasso medio a 30 anni è così calato a 4,57 punti percentuali durante la settimana terminata l’8 luglio 2010 (l’ultima per la quale sono disponibili dei dati definitivi già revisionati), per il livello più basso dal 1971, anno in cui Freddie Mac ha avviato gli odierni monitoraggi sull’andamento dei tassi. Nella settimana precedente, il tasso medio applicato è stato pari a 4,58 punti percentuali, con una flessione, pertanto, dello 0,01%.

In aumento, invece, i tassi medi applicati alle scadenze di portata inferiore. In particolare, i finanziamenti immobiliari a 15 anni negli Stati Uniti vengono ora erogati ad un tasso medio di 4,07 punti percentuali, contro un tasso medio di 4,04 punti percentuali rilevato nel corso della settimana di confronto precedente dalla stessa società di McLean.