I prezzi delle case nel Regno Unito superano l’inflazione

I prezzi delle case oltremanica hanno battuto l’inflazione negli ultimi 50 anni, secondo un nuovo studio condotto da Halifax, uno dei maggiori istituti di credito e finanziamento del Regno Unito. Ritoccati a causa  dell’inflazione, i prezzi delle case sono aumentati del 273% tra il 1959 e il 2009, un aumento medio del 2,7 per cento annuo.

Un lasso di tempo molto lungo che ci pone di fronte a una crescita fortemente irregolare, che ha proceduto a balzi. Il decennio appena trascorso, quello che va dal 1999 al 2009 è stato uno di qulli dove si è verificata una crescita più consistente, addirittura del al 5 per cento.

Stati Uniti, esecuzioni immobiliari verso quota 3 milioni

Secondo un forecast piuttosto negativo compiuto da RealtyTrac, il 2010 dovrebbe concludersi con un quantitativo – record nel numero delle proprietà immobiliari ad uso abitativo che diverranno oggetto di spossessamento, tornando nell’orbita dei soggetti finanziatori.

La società che ha condotto il monitoraggio periodico ha infatti sostenuto che con molte probabilità l’anno recentemente cominciato porterà il numero delle case oggetto di esecuzioni immobiliari vicino alla quota di 3 milioni di unità: una soglia che rappresenterebbe appunto un record nella storia statunitense, e che sarebbe figlio della crescente disoccupazione nell’area nordamericana, e dal diminuito valore delle proprietà immobiliari stesse, che renderebbe particolarmente ardua la convenienza a dar seguito a un’operazione di vendita della casa.

Il dato previsionale si manifesta pertanto peggiorativo rispetto a quanto riscontrato nel 2009, anno in cui le esecuzioni immobiliari giunsero a toccare i 2,82 milioni di unità, per il valore massimo dal momento in cui (era l’inizio del 2005) RealtyTrac iniziò a monitorare l’andamento del mercato immobiliare statunitense per ciò che concerne questa tipologia di transazioni.

Regno Unito, prezzi case in crescita a dicembre 2009

Halifax, una divisione del noto gruppo Lloyds Banking, ha pubblicato un atteso report sull’andamento dei prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo nel Regno Unito. I dati diramati alla stampa e agli interessati da parte di Halifax sostengono la tesi di una rinnovata crescita dei valori immobiliari, che conforta gli osservatori circa l’abbandono della fase più critica della recessione economica.

Per gli analisti di Halifax, la ragione fondamentale sottostante a questo nuovo aumento dei prezzi delle case sarebbe riconducibile a un fattore prevalentemente finanziario, relativo al calo dei tassi di interesse applicato ai finanziamenti immobiliari ipotecari. Con tassi sui mutui più bassi, l’indebitamento è diventato ancor più conveniente, invogliando la potenziale clientela a incrementare le fila della domanda di real estate.

Stando ad Halifax, ad ogni modo, i prezzi delle proprietà immobiliari ad uso residenziale – abitativo sono cresciuti di un punto percentuale su base mensile, per una cifra media pari a 169.042 sterline (circa 269.305 dollari, al cambio attuale). Nel mese di novembre, invece, l’incremento era stato pari all’1,3%; si tratterebbe inoltre, in ogni caso, del sesto aumento consecutivo su base mensile, per un trend cominciato dalla scorsa estate.

Stati Uniti, rialzo a sorpresa dei tassi sui mutui

Negli Stati Uniti lo scenario dei tassi sui finanziamenti immobiliari continua ad evolversi, e spesso lo fa attraverso delle variazioni inaspettate. Ad esempio, nel corso della prima settimana del mese di dicembre 2009 (l’ultima alla quale sono riferibili dei dati ufficiali), i tassi sui mutui trentennali hanno compiuto un piccolo ma significativo balzo in avanti, sorprendendo la maggioranza degli analisti, che attendevano invece un prolungamento del trend al ribasso.

Stando ai dati forniti negli scorsi giorni dalla società Freddie Mac, che compie delle periodiche rilevazioni sulla situazione dei tassi su tale tipologia di operazioni finanziarie, il tasso medio su un mutuo con scadenza trentennale ha toccato quota 5,14% nella settimana conclusasi il 3 dicembre 2009: si tratta, come detto, di un piccolo incremento (nel periodo di confronto precedente il livello medio era al 5,09%), ma quanto basta per far registrare la prima variazione positiva dopo ben cinque settimane di decremento consecutivo.

Come accade quasi sempre, inoltre, il calo dei tassi sui finanziamenti a scadenza 30 anni ha trascinato al ribasso anche i tassi sui finanziamenti con scadenza inferiore: è sempre Freddie Mac, a tal proposito, a informarci che l’onere percentuale medio su un mutuo di periodicità pari a 15 anni ha toccato il 4,50%.

Come fermare la bolla immobiliare cinese?

La domanda-titolo del  nostro  post non è nuova. Già da parecchi mesi (e, in diverse proporzioni, anche da qualche anno) analisti ed economisti locali e internazionali si chiedono quali sono i reali pericoli che si celano dietro alla presumibile abnorme formazione di una bolla immobiliare nella principale economia emergente asiatica, e quali potrebbero essere le iniziative da porre in essere, con efficacia, per evitare il suo scoppio.

Alla domanda sta cercando di dare una risposta anche il governo cinese, che con intensità crescente cerca di metter mano a qualche leva da azionare per evitare un ulteriore propagarsi della volontà speculativa all’interno del real estate del Paese asiatico. Con questi presupposti, pochi si sono sorpresi nel leggere le dichiarazioni del Ministro Jiang Weixin, che pochi giorni fa ha dato ufficiosamente il via a una nuova azione in tal senso.

Jiang Weixin ha dichiarato che la Cina limiterà le erogazioni creditizie per alcune tipologie di transazioni immobiliari, al fine di ridurre il fenomeno speculativo, e il conseguente eccessivo incremento dei prezzi delle proprietà, con particolare riferimento a quelle ad uso residenziale e abitativo. Pochi giorni prima, il Premier Wen Jiabao aveva denunciato come vi fossero eccessivi aumenti dei prezzi delle case in alcune grandi città del Paese.

Immobiliare non residenziale, nuove stime per gli USA

Stando a una recente ricerca condotta dall’American Institute of Architects, gli investimenti nella costruzione delle proprietà immobiliari ad uso non residenziale o abitativo (pertanto, in sintesi, le strutture ricettive, gli edifici da adibire a sede di uffici, o, ancora, i centri commerciali) dovrebbero subire un nuovo consistente decremento nel corso del prossimo anno, con una proporzione ragionevolmente in doppia cifra.

Per l’Istituto, infatti, il 2010 sarà il secondo anno consecutivo in cui si riscontrerà un declino nei prezzi delle proprietà immobiliari commerciali o ad uso d’affari, con un passo indietro perfino peggiore rispetto a quello preventivato pochi mesi fa. L’ultimo report dell’A.I.A., infatti, aggiornato al mese di luglio 2009, prevedeva una flessione dei prezzi pari al 12%, un punto percentuale in meno rispetto al – 13% stimato in questi primi giorni del 2010.

Il gruppo di Washington ha comunque confermato che il 2010 dovrebbe anche essere l’ultimo anno di questa serie negativa, e che già sul suo finire si dovrebbe cogliere l’occasione di poter assistere all’avvio di un trend di ripresa; il 2011 è invece intravisto come un anno di rilancio per il settore immobiliare ad uso non residenziale o abitativo, con uno sviluppo che tuttavia non si è ancora in grado di quantificare con ragionevole certezza.

I grossi rischi nel settore immobiliare commerciale USA

Eugene Ludwig, chairman del Promontory Financial Group, lancia l’allarme: le perdite sui finanziamenti relativi al settore immobiliare commerciale negli Stati Uniti costituirebbero la principale fonte di rischio per gli istituti di credito americani nel corso del 2010; per il manager, le perdite accumulate (e da accumulare) potrebbero non solo portare alla crisi di numerose aziende di credito di piccole dimensioni, ma anche compromettere la stabilità dell’intero sistema finanziario.

“Le perdite dal real estate commerciale” – ha dichiarato Eugene Ludwig – “raggiungeranno livelli abbastanza elevati rispetto agli standard storici”, ragion per cui “centinaia di banche” falliranno o dovranno essere salvate durante i prossimi mesi come conseguenza delle precedenti concessioni di finanziamenti destinati ad essere impiegati nelle costruzioni immobiliari non ad uso residenziale o abitativo.

In termini preoccupati – ma meno allarmistici di quelli utilizzati dal chairman di Promontory Financial Group – si era espressa in precedenza anche il Governatore della Federal Reserve Elizabeth Duke, che in un’intervista rilasciata il 4 gennaio 2010 sostenee che le condizioni creditizie nel real estate commerciale erano particolarmente tese; ancor prima, il Governatore Fed Daniel Tarullo si riferì allo stesso settore immobiliare definendolo come una delle chiavi problematiche dello scenario finanziario, in virtù dell’elevata esposizione bancarie ai finanziamenti a supporto di tale segmento.

Bernanke difende la politica monetaria Fed

Bernanke, attuale chairman della Federal Reserve americana, negli scorsi giorni ha difeso a spada tratta le decisioni in politica monetaria compiute in passato dalla Banca Centrale. Più di una critica, infatti, sosteneva che fossero proprio le trascorse scelte di mantenere “relativamente bassi” i tassi di interesse di riferimento, nel corso dello scorso decennio, ad aver contribuito in maniera decisiva all’emersione prima, e allo scoppio poi, della bolla immobiliare che ha dato il via alla brusca crisi economico finanziaria di cui si avvertono ancor oggi sensibili strascichi.

Bernanke non ha però voluto esimersi dallo spendere qualche parola di rimorso sulle azioni della Banca Centrale, confermando che, probabilmente, una migliore regolamentazione del sistema bancario avrebbe potuto effettivamente limitare gli effetti negativi dello scoppio della bolla del real estate locale.

Il chairman della Federal Reserve si è infatti espresso affermando che “la migliore risposta alla bolla immobiliare non avrebbe dovuto essere monetaria, quanto regolamentatoria”. Il numero 1 dell’istituzione ha poi definito come parzialmente tardivi o insufficienti gli sforzi della Fed per far fronte alla bolla, con azioni che avrebbero potuto essere più incisive e, in generale, semplicemente “migliori”.

Manhattan, prezzi degli appartamenti in calo a dicembre

I prezzi delle proprietà immobiliari ad uso di civile abitazione di Manhattan hanno subito un’altra significativa flessione durante il quarto trimestre del 2009. Secondo quanto sostiene la società di consulenza Miller Samuel Inc., la determinante principale di questa flessione sarebbe riconducibile all’incremento della disoccupazione – specialmente nel settore finanziario – riscontrato nell’intera zona.

Sempre stando a quanto riportano i dati di Miller Samuel Inc., il prezzo medio di un appartamento è ora calato di altri 10 punti percentuali rispetto ai livelli del quarto trimestre del 2008, assestandosi di poco sopra gli 800 mila euro. Nel corso della prima parte del 2008 i prezzi delle case dell’area raggiunsero il picco massimo di 1,03 milioni di dollari, per una soglia che attualmente non pare nuovamente raggiungibile nel breve periodo.

Di fronte alla diminuzione in doppia cifra dei prezzi delle case, crescono invece il  numero delle transazioni immobiliari. Come ci si poteva attendere, infatti, l’abbassamento dei valori immobiliari ha spinto al rialzo le richieste da parte di investitori, che ritengono l’attuale livello dei prezzi piuttosto conveniente in vista di un presumibile rialzo futuro del real estate di Wall Street e dei rispettivi dintorni.

Stati Uniti, compromessi di vendita in aumento

La National Association of Realtors ha pubblicato i dati relativi al numero delle promesse di acquisto firmate dai cittadini statunitensi nel corso del 2009, e ancora in essere alla fine del mese di novembre. I dati del gruppo operante nel real estate a prima vista non sembrano essere molto incoraggianti, ma forse un’analisi più approfondita potrà permetterci di evidenziare qualche sintomo di positività.

National Association of Realtors dichiara infatti che il numero delle promesse di acquisto sono diminuite del 16% rispetto ai mesi precedenti, contro previsioni degli economisti ben più rosee. Secondo quanto rivelavano gli analisti di Bloomberg, ad esempio, la flessione dell’indice che misura il numero dei compromessi non avrebbe dovuto superare i due o i tre punti percentuali di decremento.

Il corposo passo indietro rispetto ai mesi precedenti sembra tuttavia essere riconducibile ad un’unica importante determinante, relativa al presumibile atteggiamento delle parti compratrici, che hanno rinviato la scelta di acquistare la casa in attesa che l’amministrazione governativa statunitense decidesse che fare del credito fiscale introdotto e riconosciuto agli acquirenti di una prima abitazione.

Irlanda, il futuro immobiliare è ancora buio

Non c’è pace per il mercato immobiliare irlandese. Stando a quanto sostengono diverse analisi pubblicate ad inizio anno (i numeri riportati nel nostro post fanno riferimento al report diramato qualche giorno fa da Bloomberg News), i valori delle proprietà immobiliari ad uso abitativo – nuove e non nuove – dovrebbero diminuire ancora nel corso del 2010, a causa del persistere della recessione più dura che il Paese abbia mai dovuto affrontare nella sua storia recente.

Stando a Bloomberg News, che ha effettuato un sondaggio su un gruppo di sei analisti internazionali e locali, i prezzi delle case irlandesi dovrebbero diminuire ancora del 9% rispetto al livello dei prezzi del 2009: si tratta di una previsione piuttosto buia, che pone l’Irlanda tra i fanalini di coda rispetto alle previste prestazioni che i mercati immobiliari europei dovrebbero conseguire nell’anno in corso.

A ciò occorre anche aggiungere che – se le previsioni degli analisti dovessero rivelarsi realtà (e, a ben vedere lo scenario attuale, davvero poche sono le possibilità di essere smentiti) – il 2010 dovrebbe essere il quarto anno di flessione consecutiva per i prezzi delle case dell’area. Inoltre, occorre ricordare che i valori delle case irlandesi hanno già subito una contrazione pari al 27% rispetto ai picchi massimi raggiunti all’inizio del 2007.

Manhattan, affitti uffici in calo del 30% nel 2009

Il broker Studley Inc. ha appena pubblicato un report nel quale dichiara che i canoni di locazione medi per gli uffici maggiormente di prestigio nell’area di Manhattan, si sarebbero contratti in maniera più che significativa durante l’anno recentemente conclusosi. Studley Inc. sostiene infatti che la flessione dei prezzi degli affitti degli spazi adibiti ad ufficio sarebbe stata di circa il 30% nel 2009, rispetto ai valori medi riscontrati nel 2008.

Quale la causa di questa sensibile contrazione dei prezzi? Per la società che ha curato l’analisi, non vi sarebbero grandi dubbi: la crisi finanziaria ha scoraggiato le società private (bancarie, ma non solo) dall’effettuare investimenti di tipo immobiliare, e dallo stabilirsi nell’esclusiva zona ora in questione. Non solo, proprio molte società finanziarie, che storicamente avevano sede a Manhattan, hanno deciso di trasferirsi verso lidi meno riservati, ma a miglior prezzo.

La conseguenza è stata una decisa flessione dei canoni di affitto, tanto che oggi, per assicurarsi uno spazio classificato Class A (cioè la prima classe in termini di prestigio e qualità dell’immobile) basta pagare “solamente” 63,53 dollari per metro quadro. La percentuale di spazio disponibile in questa categoria è invece aumentata del 14,7%.

Stati Uniti, i tassi su mutui trentennali al 5,14%

Come era lecito attendersi, anche a fine dicembre 2009 i tassi medi applicati sui finanziamenti per acquisto di proprietà immobiliari (e per rifinanziamento di mutui già contratti in precedenza) sono aumentati: per la quarta settimana consecutiva, infatti, i tassi su nuove erogazioni e rifinanziamenti di erogazioni già in ammortamento hanno proseguito la loro corsa al rialzo, distanziando significativamente quanto conseguito a novembre, e quanto toccato nel minimo storico recente.

Freddie Mac, che ogni settimana pubblica un report con l’andamento dei tassi medi sui finanziamenti per varie tipologie di scadenza delle operazioni, ci comunica che i tassi medi applicati su finanziamenti di durata trentennale sono ora passati al 5,14%, per il livello più elevato mai riscontrato dalle analisi periodiche della società finanziaria, dalla settimana conclusa nella data del 27 agosto 2009.

Secondo gli osservatori locali, una prima conseguenza di questa tendenza al rialzo dei tassi medi c’è già stata: aver scoraggiato migliaia di debitori dal richiedere alla propria banca, o ad altri istituti di credito, di dar seguito a una domanda di rifinanziamento del mutuo; una transazione che, proprio a causa dell’incremento dei tassi su livelli simili a quelli di contratto ammortamento, rischia di diventare sempre meno conveniente.

Regno Unito, valori case in crescita a Dicembre 2009

Le aspettative non sono state deluse, e Nationwide Building Society ha potuto pubblicare un report, solitamente molto atteso, in cui ha espresso il risultato sintetico del proprio monitoraggio periodico sull’andamento dei prezzi delle proprietà immobiliari ad uso di civile abitazione nell’intero Regno Unito. Un report che questa volta non ha tradito le attese, dimostrando una certa continuità di prestazioni nel real estate d’oltremanica.

Sostiene infatti Nationwide Building Society che durante il mese di dicembre del 2009 i prezzi medi delle proprietà immobiliari residenziali del Regno Unito sarebbero cresciuti ancora, per l’ottavo mese consecutivo, sostenuti da un evidente calo dell’offerta, e da una lieve crescita della domanda, probabilmente portata in rialzo dal cauto ottimismo di un probabile superamento della parte più nera della recessione internazionale.

Al di là di ciò, il costo medio di un appartamento nel Regno Unito sembra essere cresciuto dello 0,4% nel corso dell’ultimo mese di dicembre (i dati si riferiscono a un confronto con il mese precedente), portando il valore medio di un appartamento a 162.103 sterline (al cambio attuale, poco più di 260 mila dollari statunitensi).