Stati Uniti, ancora calo nella vendita di case usate

Nonostante gli sforzi da più parte compiuti per risollevare in maniera duratura le attività del mercato immobiliare americano, una recente ricerca della NAR ci conferma che il numero di case vendute (non nuove) negli Stati Uniti durante il mese di febbraio è diminuito nuovamente, per il terzo mese consecutivo, portando gli acquisti in flessione dello 0,6% a un volume annualizzato pari a 5,02 milioni di unità.

Cala anche il prezzo medio di vendita: le negoziazioni di compravendita immobiliare portano infatti a un controvalore delle abitazioni non nuove pari a un livello medio inferiore dell’1,8% rispetto a quello riscontrato nel corso dello stesso mese di febbraio dell’anno precedente.

Per gli analisti questa fragile ripresa non si rafforzerà fino a quando il mercato del lavoro non riprenderà vigore, con un tasso di disoccupazione ancora troppo alto, e un’incertezza sul futuro occupazionale eccessivamente presente.

Regno Unito, frena la crescita dei prezzi all’offerta

Rightmove Plc sostiene che durante il mese di marzo i prezzi all’offerta nel mercato immobiliare britannico sarebbero cresciuti con un ritmo molto basso, vicino alla stabilità assoluta. Stando alla società, infatti, il prezzo medio di una proprietà immobiliare ad uso abitativo sarebbe incrementato dello 0,1% rispetto al mese di febbraio, per un valore assoluto pari a 229.614 sterline (circa 346 mila dollari, al cambio attuale).

Come detto, Rightmove Plc sostiene che tale incremento sia lo sviluppo più ridotto da quando ha avviato la rilevazione di tale dato, nel lontano 2002. Nella sola area di Londra, i valori immobiliari abitativi sono invece calati del 2,5%, segnalando come la ripresa delle attività nel mercato immobiliare britannico sia ben lungi dall’essere introdotta sua una strada di crescita stabile e continua.

Rightmove Plc ricorda inoltre come il lieve incremento riscontrato durante il mese di marzo 2010 vada raffrontato con la crescita media che i valori immobiliari abitativi britannici hanno riscontrato dal 2002 al 2009: negli anni ora ricordati, infatti, la crescita dei prezzi delle case in Inghilterra e in Regno Unito sarebbe stata pari a una media di 1,3 punti percentuali, con alcune evidenti accelerazioni anche nel passato più recente; nel mese di febbraio, infatti, i prezzi all’offerta crebbero di ben 3,2 punti percentuali, per un ritmo record dal mese di aprile del 2007.

Regno Unito, calano i mutui delle principali banche

Le concessioni di finanziamenti immobiliari da parte delle sei banche più grandi del Regno Unito sono calate a un livello minimo degli ultimi nove mesi a febbraio 2010: il numero di mutui ipotecari destinati all’acquisto di una casa sono infatti diminuiti a 48 mila unità rispetto ai 49 mila del mese di gennaio, stando a quanto affermato da un panel preliminare rilasciato negli scorsi giorni dalla Bank of England.

Secondo gli elementi diffusi dall’istituzione monetaria d’oltremanica, pertanto, la ripresa del mercato immobiliare nel segmento residenziale si starebbe rendendo sempre più complessa, prolungando i tempi di recupero rispetto ai livelli ante-crisi, e questo nonostante un livello dei tassi di interesse di riferimento ancora piuttosto conveniente se confrontato al recente periodo storico.

Nonostante sia diminuito il numero dei finanziamenti immobiliari concessi, è tuttavia incrementato il valore complessivo dei mutui deliberati: nel mese di febbraio sono infatti stati approvati finanziamenti per circa 5,6 miliardi di sterline, contro 5,1 miliardi di sterline disposti nel mese precedente.

Cina, i prezzi delle case non scenderanno

Henry Cheng, managing director del New World Development, uno dei principali operatori nel settore immobiliare di Hong Kong, ha recentemente concesso un’intervista alla stampa nella quale ha effettuato una serie di interessanti considerazioni sul presumibile futuro andamento dei valori delle proprietà immobiliari ad uso residenziale in Cina.

Secondo il manager, i prezzi delle proprietà immobiliari abitative cinesi non caleranno in maniera significativa durante l’anno in corso, perché il governo non sarà capace di fronteggiare la formazione di una bolla nel mercato real estate locale, rischiando di danneggiare uno dei mercati più importanti per l’economia locale.

Durante il mese di febbraio 2010, i prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo in Cina sono cresciuti del 10,7% rispetto al mese precedente, per l’incremento più rapido negli ultimi 20 mesi, e nonostante l’incremento dei tassi di interesse applicati dalle banche cinesi. La conseguenza è che il mercato immobiliare sta alimentando la crescita economica da un lato, inasprendo il tasso d’inflazione dall’altro.

Regno Unito, Miller pessimista sul recupero immobiliare

Come da ogni attore protagonista che si rispetti, ogni dichiarazione del Miller Group Ltd. sul futuro dell’andamento del mercato immobiliare britannico è solitamente ascoltata con grande attenzione dalla stampa locale e, ancor maggiormente, dalla restante ampia gamma di operatori che intervengono sull’industria delle costruzioni dell’intero Regno Unito, duramente colpita dalla crisi economica in atto.

Il perché il Gruppo Miller rappresenti una voce autorevole nel settore è presto detto. La compagnia ha costruito 2.068 proprietà immobiliari ad uso abitativo durante il 2009, un volume leggermente superiore a quanto riscontrato nel 2009, e leggermente inferiore – così almeno si augura il vertice societario – di quanto la compagine sarà in grado di fare nel corso dell’esercizio finanziario in corso. Nel corso dell’ultimo anno, i ricavi da vendita di Miller sono diminuite di circa un quarto a 783 milioni di sterline, con perdita di bilancio pari a 34,1 milioni di sterline rispetto ai precedenti 149,5 milioni di sterline precedenti.

Stati Uniti, indice MBA in calo dell’1,9%

Le richieste di finanziamenti immobiliari negli Stati Uniti sono calate fortemente nel corso dell’ultima settimana, guidate da una significativa contrazione nelle richieste di mutui per acquisto di una proprietà ad uso abitativo: secondo gli analisti, questo dovrebbe essere un chiaro segnale dell’esaurimento dei benefici positivi dei vantaggi fiscali previsti dall’amministrazione governativa in carica.

L’indice della Mortgage Bankers Association è di fatto calato di 1,9 punti percentuali durante la settimana terminata il 12 marzo 2010; l’indice che misura le richieste di finanziamenti immobiliari finalizzati all’acquisto di una proprietà immobiliare sono tuttavia diminuiti con una progressione più incisiva, pari a 2,3 punti percentuale, mentre le richieste di rifinanziamento di finanziamenti immobiliari precedentemente erogati da diversi istituti di credito hanno subito una contrazione più lieve, pari a 1,7 punti percentuali.

Il dato ha sorpreso gran parte degli analisti, che non attendevano una flessione così forte, specie se si tiene in considerazione che il livello dei tassi di interesse applicati per tali indebitamenti è comunque particolarmente ancora basso, rendendo l’onerosità delle operazioni ancora conveniente. Il tasso sui finanziamenti immobiliari a 30 anni è infatti sceso al 4,91%, tornando nuovamente al di sotto della soglia psicologica del 5% toccata nella settimana precedente, ma rimanendo ancora molto lontano dal minimo del 4,61% toccato a marzo del 2009, che rappresenta altresì un record che non dovrebbe essere nuovamente raggiunto in ambito nordamericano.

Regno Unito, incremento annuo dei prezzi commerciali

Una ricerca condotta dall’Investment Property Data Bank Ltd. sostiene che i valori delle proprietà real estate commerciali del Regno Unito sarebbero cresciuti in maniera piuttosto intensa durante lo scorso mese di febbraio. Per l’Investment Property Data Bank, infatti, il prezzo medio sarebbe incrementato del 2,7% durante il mese di febbraio 2010 rispetto al livello precedentemente riscontrato nel corso dello stesso periodo mensile dell’anno precedente.

Il prezzo medio così diramato è stato calcolato sulla base dei valori immobiliari di negozi, uffici, magazzini e depositi, come da campione del gruppo di ricerca londinese. L’Investment Property Data Bank ricorda inoltre come l’incremento dei prezzi sia particolarmente rilevante anche sulla sola base mensile, con dei valori aumentati mediamente di 1,3 punti percentuali rispetto alle soglie toccate nel mese di gennaio.

La crisi finanziaria globale, ricordiamo, ha trascinato al ribasso i valori delle proprietà immobiliari ad uso abitativo nella misura del 44% rispetto al picco storico che il real estate del Regno Unito riuscì a toccare nell’estate del 2007: da quel momento in poi, seguì una lunghissima caduta, che ha poi portato a toccare il fondo nel mese di luglio del 2009, quando l’immobiliare britannico conobbe il periodo più nero della sua storia recente.

Regno Unito, prezzi delle case in crescita record dal 2002

La società di ricerche di mercato e di consulenza Acadametrics Ltd. ha dichiarato, in un proprio recente report, che i prezzi delle proprietà immobiliari ad uso residenziale nel Regno Unito, durante il mese di febbraio del 2010, sono cresciuti a un ritmo record nella recente storia, mai riscontrato dalla compagnia di analisi nei propri monitoraggi periodici degli ultimi sette anni.

Durante una recente intervista del fondatore di Acadametrics, David Thorpe, è stato inoltre ribadito come il costo medio di una proprietà immobiliare ad uso abitativo in Inghilterra e in Galles è pari a 222.008 sterline (circa 334 mila dollari al cambio attuale), in crescita dell’1,9% rispetto a quanto rilevato nel corso del primo mese del nuovo anno, per l’incremento più sostanzioso dal mese di settembre del 2002.

Thorpe ha inoltre ricordato che i prezzi sono inferiori ancora di 4 punti percentuali rispetto al picco toccato nel mese di febbraio del 2008: una forbice ancora ampia, ma che con il passare dei mesi si sta restringendo sempre di più, tanto che iniziano a sovrapporsi con maggiore frequenza le stime legate al momento in cui i prezzi torneranno ai livelli ante – crisi.

FMI: il declino dei prezzi non è ancora finito

Prakash Loungani, un advisor del Fondo Monetario Internazionale, ha recentemente dichiarato che i prezzi delle proprietà immobiliari ad uso abitativo, nelle principali economie mondiali, potrebbero continuare la propria fase decrescente dopo il calo medio del 5% annuo riscontrato fin dal 2007, e ribadito da un 2009 che ha probabilmente segnato il punto minimo nei livelli di valore delle case di mezzo mondo.

Secondo Loungani, infatti, le correzioni dei prezzi intervenute fino ad ora non hanno cancellato tutti gli eccessi generati dagli incredibili incrementi dei prezzi delle proprietà immobiliari abitative. Questo, ha proseguito poi Loungani in un report edito dal Fondo Monetario Internazionale, conduce l’istituzione a ritenere che i prezzi delle case in molte nazioni potrebbero non aver esaurito la propria corsa al ribasso.

Il Fondo Monetario Internazionale, però, non individua alcun Paese specifico in cui i valori delle proprietà immobiliari ad uso abitativo sarebbero evidentemente sopravvalutati. L’articolo di Loungani, infatti, si limita a ribadire più che volte che i prezzi delle case continueranno a diminuire in molte zone del mondo, ricordando tuttavia che essi non dovrebbero scendere al di sotto dei livelli riscontrati prima dell’inizio del boom immobiliare, nei primi anni del nuovo millennio.

Stati Uniti, indice richieste mutui in crescita dello 0,5%

L’indice che misura l’andamento delle richieste di finanziamenti immobiliari ipotecari negli Stati Uniti è cresciuto per la seconda settimana consecutiva durante lo scorso periodo di riferimento, guidato soprattutto da un forte incremento delle domande per i mutui finalizzati all’acquisto di una proprietà immobiliare ad uso abitativo, domande sulle quali, tuttavia è prematuro esprimere pareri circa la resistenza di tale trend.

Ad ogni modo, la Mortgage Bankers Association ha reso noto che il proprio indice è cresciuto dello 0,5% nella settimana terminata il 5 marzo 2010: merito, come già anticipato, soprattutto di un forte incremento dei mutui per acquisti, la cui contribuzione all’indice è cresciuta del 5,7% rispetto al periodo di confronto precedente, mentre sono state piuttosto deboli le richieste di rifinanziamenti di mutui già in corso di ammortamento (- 1,5%).

Stati Uniti, frenano i pignoramenti immobiliari

La società di consulenza immobiliare Realty Trac ha dichiarato in un proprio recentissimo studio periodico che i pignoramenti di case negli Stati Uniti sono cresciuti ad un ritmo mai così lento negli ultimi quattro anni durante il mese di febbraio 2010: stando alla compagnia, infatti, sarebbero stati emessi degli avvisi su un totale di 308.524 proprietà immobiliari, interessando così un finanziamento ipotecario su 418.

Stando alle considerazioni della società californiana, inoltre, i pignoramenti sarebbero cresciuti di soli 6 punti percentuali rispetto all’ammontare di espropri riscontrati nello stesso periodo dello scorso anno, con l’incremento più basso di sempre per la stessa Realty Trac, che ha iniziato a monitorare l’andamento dei pignoramenti fin dal mese di gennaio del 2006, quando pochi erano in grado di prevedere la drammatica esplosione di tale fenomeno.

Il dato si rivela tuttavia piuttosto difficile da guardare con ottimismo in alcune aree rilevanti. Prendiamo per esempio il New Jersey, dove i pignoramenti sono cresciuti del 14% rispetto all’anno precedente; nel Connecticut lo sviluppo è invece stato più contenuto, e pari a 3,3 punti percentuali. Forte calo invece a New York, dove i pignoramenti si sono contratti del 20% per un totale in termini assoluti di poco superiore alle 3.200 unità.

Stati Uniti, tassi sui mutui a 30 anni in calo al 4,95%

I tassi sui finanziamenti immobiliari ipotecari a 30 anni negli Stati Uniti sono calati per la seconda settimana consecutiva durante il periodo terminato l’11 marzo 2010: per gli osservatori del real estate nordamericano, si tratterebbe di una conseguenza del buon incremento nella domanda di mutui finalizzati all’acquisto di una proprietà immobiliare ad uso residenziale, una variabile sulla quale vige molta incertezza, e che per il momento sta rispondendo bene alle attese.

Stando al comunicato recentemente pubblicato da Freddie Mac, i tassi sui finanziamenti a 30 anni negli Stati Uniti sono così calati al 4,95%, rispetto al 4,97% riscontrato nella settimana precedente; oltre ai tassi sul debito trentennale, sono contemporaneamente calati anche i tassi di interesse debitori applicati ai finanziamenti con scadenze di portata inferiore: a titolo di esempio, i mutui a 15 anni ora possono contare su un tasso medio applicato pari al 4,32%.

Gli analisti tuttavia sembrano ora convinti che il trend dei tassi prenderà una curva crescente, visto e considerato che il programma di supporto della Federal Reserve – che fino ad ora aveva garantito il mantenimento di tassi di interesse sul debito finanziario immobiliare piuttosto bassi – sta giungendo ad esaurimento. Lontano, e probabilmente irrangiungibile per chissà quanto tempo, diventerà allora il record minimo del 4,71% a 30 anni toccato nel corso del mese di dicembre 2009.

Tassi sui mutui in nuovo calo negli States

I tassi sui finanziamenti immobiliari ipotecari applicati negli Stati Uniti dagli istituti di credito e finanziari locali sono diminuiti nel corso dell’ultima settimana, abbassando pertanto i costi legati al supporto creditizio per il compimento di un’operazione di natura immobiliare, nella speranza che la rinnovata convenienza all’indebitamento possa dare una spinta al real estate, la cui ripresa sta dando evidenti segni di rallentamento.

Stando ai dati ufficiali forniti da Freddie Mac in merito all’ultima settimana disponibile nel monitoraggio (quella conclusasi il 4 marzo 2010), il tasso medio applicato a un finanziamento immobiliare ipotecario negli Stati Uniti (a tasso fisso) è calato al 4,97%, contro un tasso medio sui mutui ipotecari a tasso costante che era stato riscontrato oltre il limite del 5% (al 5,05%) nella settimana di confronto precedente.

George Mokrzan, un economista della Banca Nazionale di Huntington, ha commentato il nuovo dato rilevato dalla compagnia finanziaria come l’ennesimo segnale di uno stallo nella ripresa del mercato immobiliare statunitense, sostenendo che i cittadini privati americani sono ancora molto cauti nello scegliere l’investimento immobiliare, ma che comunque, grazie al basso livello dei tassi di interesse sui finanziamenti, il conveniente costo dell’indebitamento potrebbe rappresentare un significativo incentivo.

Cina, crescono i rischi di una bolla immobiliare

Stando ai dati ufficiali pubblicati negli scorsi giorni sull’andamento del mercato immobiliare cinese, i prezzi delle proprietà immobiliari del Paese asiatico anche durante il mese di febbraio sarebbero cresciuti con un ritmo dirompente, riuscendo nel difficile intento di assumere un trend di incremento addirittura superiore al già notevole aumento riscontrato durante il primo mese del nuovo anno.

I dati a disposizione riferiscono infatti di prezzi delle proprietà immobiliari ad uso residenziale e ad uso commerciale (rilevati come media nelle 70 aree cittadine più importanti della Cina) in crescita del 10,7% a febbraio 2010 rispetto al livello conseguito nello stesso periodo dell’anno precedente. Nel primo mese dell’anno, invece, il balzo in avanti su base annua si era “limitato” a un pur impressionante 9,5%.

Il dato sintetico relativo alla crescita in doppia cifra dei prezzi immobiliari cinesi può poi essere scomposto alla ricerca delle zone con l’incremento record dei valori di case, uffici e negozi. L’aumento dei prezzi è stato guidato da un impressionante + 50,5% riscontrato a Haikou, una città nell’isola meridionale di Hainan, che ha preceduto di poco il + 49,3% di Sanya, anch’essa situata ad Hainan.